Newsletter n. 3/2015

Le ultime due settimane che ci lasciamo alle spalle sono state dense di episodi e di accadimenti destinati a lasciare il segno.


A livello internazionale, ciò che sta accadendo in Afghanistan, in Iraq, in Siria  ed ora  in Libia , unito alle vicende dell’Ucraina dell’est,  ci consegnano uno scenario di grande instabilità, e di grande preoccupazione, di difficile e complessa lettura, e che richiede grande prudenza e grande capacità anche di ripensare approcci e strategie.


Tante semplificazioni e banalizzazioni superficiali della politica e delle relazioni internazionali, che abbiamo sentito negli ultimi anni, e che ancora a volte sentiamo anche in queste ore, di fronte a questi fatti, mostrano tutta la loro inadeguatezza.


Credo risulti evidente a tutti che nulla di ciò che accade ci è estraneo, e che tutto rischia di accadere poco oltre il nostro cortile.


A livello europeo le vicende greche, che hanno colpito pesantemente la vita di un popolo e ne ha messo a repentaglio la prospettiva di futuro, finita la contrapposizione ideologica, sembrano avviarsi in questi giorni ad una soluzione, e  ci segnalano comunque che tanta è ancora la strada da fare per la costruzione di una compiuta Europa dei popoli, che abbia nelle sue scelte ed azioni concrete,  piena coscienza della propria missione e della comunanza dei destini.


Anche queste vicende ci evidenziano quanto al strada stretta delle riforme che abbiamo intrapreso sia una strada difficile ma necessaria.


In Italia il cantiere delle riforme è in piena attività, e molti sono i passi fatti nella giusta direzione, così come molti sono i cantieri ancora aperti.


Si iniziano ad intravedere i primi segnali positivi dopo oramai anni di stagnazione e di recessione


http://www.repubblica.it/economia/2015/02/20/news/produzione_industriale_cresce-107753671/?ref=search


http://www.istat.it/it/archivio/148408


E cominciano ad essere autorevoli le voci che parlano di una ripresa possibile e dell’aiuto che a questa ripresa possono dare le riforme in atto http://www.minotariccoinforma.it/ita/legginews.asp?id=2575


Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane avremo alcuni passaggi importanti, quali l’attuazione della delega fiscale da parte del Governo, il varo definitivo delle linee guida de “La Buona Scuola” presentate ieri a Roma http://www.youdem.tv/area/1018/ags/1/t/documenti-indice/tutti-i-video.htm


http://www.partitodemocratico.it/aree/istruzione/home.htm


l’approvazione al Senato della riforma della Pubblica Amministrazione e alla Camera sulla responsabilità civile dei magistrati e poi a breve la nuova legge elettorale.


Un calendario di lavoro che si annuncia intenso e che è stato intenso in queste settimane, e che speriamo non debba più vedere cadute di tono come quelle che abbiamo visto e che non sono degne di una Istituzione e tanto meno di una Aula parlamentare.


Ma il fatto che ha maggiormente segnato la settimana che si conclude sono state sicuramente le esequie di Michele Ferrero ad Alba.


Personalmente sono stato profondamente toccato da ciò a cui ho assistito in quella giornata, non che mi aspettassi qualcosa di diverso, ma toccarlo con mano, esserci mi ha lasciato un segno dentro.


Ho incontrato il Signor Michele e la Signora Maria Franca solamente in alcune occasioni pubbliche ad Alba nel corso degli anni  di mio impegno pubblico, ed ho avuto l’occasione di salutarli, ma non posso dire che lo conoscevo, almeno non personalmente, perché  ovviamente io ero uno dei tantissimi che in quelle occasioni  salutavano, con la dovuta deferenza, un personaggio così “grande” nel territorio e nella comunità albese in senso ampio.


Posso dire però di avere imparato a conoscerlo attraverso i rapporti con tanti “uomini Ferrero” e con i tanti che hanno avuto a che fare con lui, e che sempre sono rimasti segnati ed impressionati dalle sue scelte e dal suo stile.


In questi giorni ho molto ripensato al quel saper tenere insieme una rara capacità innovativa ed un  raro coraggio imprenditoriale, con uno stile sobrio e a tratti schivo, stile suo  e della sua famiglia, che unito ad un attaccamento forte ai valori di riferimento e ad una grande sensibilità sociale fanno di lui e della sua famiglia uno dei migliori interpreti della loro e della nostra terra di Langa in  senso ampio.


Alba, la Langa e tutto il Piemonte e per molti aspetti tutto il Paese sono sicuramente debitori e grati di una testimonianza importante, che ha reso evidente negli anni, che era ed è possibile costruire e vivere il successo nel lavoro e nella vita in modo autentico, senza necessariamente ricalcare i superficiali stereotipi che il secolo concluso ci ha consegnato.


Per questo mi aspettavo un abbraccio corale di tutta la città, di tutta la Langa e di tutta la nostra terra, nel momento dell’ultimo saluto, ma ciò a cui ho potuto partecipare è stato qualcosa di più, qualcosa di oltre.


Il fiume di persone e la loro compostezza, le lacrime, la percezione a pelle di una stima e di una gratitudine sincere, la sensazione di far parte in qualche modo della stessa storia, hanno trasmesso a tutti i presenti una sensazione unica.


La sensazione che io ho vissuto è stata forte ed illuminante, è stato come aver avuto conferma ancora una volta che “si può fare”, che è vero che è complicato, che il sistema ha problemi, che come in tutte le cose umane di fronte alla nostra azione vi sono tutti i problemi ed i limiti del mondo, ma non è impossibile riuscire a scrivere una storia diversa, più vera, più umana, più capace di andare oltre.


Per questo ho trovato bello e simbolicamente importante che il Presidente del Consiglio abbia trovato il tempo ed il modo di essere presente, perché questo uomo lo meritava e  questa storia lo chiedeva.


Per questo mi è tornato in mente il testo di copertina de “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono  che recita :  Quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole”, e  ho trovato straordinario, non  l’inno all’uomo solo, ma invece l’inno alla possibilità di ciascuno di poter fare la propria parte fino in fondo, nonostante le  avversità,  perché è giusto così e perché è ciò che ognuno di noi può fare.


Credo questo sia il lascito che il signor Michele ci consegna con la sua vita e con lo stile e l’impegno con cui la ha attraversata.


Un caro saluto.


 


Mino Taricco



 


 


Di seguito il link alla nuova Newsletter n. 3/2015



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