OGM: IL PIEMONTE RIBADISCE IL SUO NO

Taricco: “L’Italia intervenga al più presto per evitare colture sul territorio”

In relazione all’autorizzazione alla coltivazione di alcuni prodotti OGM, decisa dalla Commissione Europea, l’Assessore regionale all’Agricoltura Mino Taricco, a nome della Regione, ribadisce le sue forti preoccupazioni e chiede al Governo italiano di “intervenire al più presto per bloccare ogni iniziativa in tal senso, almeno fintanto che non sia approvata una normativa organica sulle colture geneticamente modificati, che preveda un principio di autodeterminazione dei singoli Paesi”.
La decisione ha infatti interrotto una consuetudine in ambito comunitario che, pur in assenza di un chiaro quadro normativo, aveva portato a non concedere autorizzazioni per la coltivazione di piante GM da oltre dieci anni.

Secondo le dichiarazioni del Commissario europeo alla salute e alla tutela dei consumatori, riportate dalle agenzie di stampa, infatti, l’Unione Europea dovrebbe approvare entro pochi mesi una nuova normativa in materia, che lasci agli Stati membri la libertà di decidere se coltivare prodotti OGM, pur rimanendo alla Commissione stessa la responsabilità di autorizzarli.
“In questo contesto, la Regione Piemonte – afferma Taricco - sostiene la necessità che l’Italia si attivi immediatamente per evitare concretamente la diffusione di colture OGM sul proprio territorio, nell’interesse prioritario della salute dei cittadini, della tutela della biodiversità, delle produzioni di qualità. Le colture OGM, seppur eventualmente convenienti per il singolo agricoltore, non sono vantaggiose per la filiera agroalimentare e per l’economia nazionale.”

La moratoria regionale.
Ricordiamo che sin dal 2006 la Regione ha approvato la legge 27 sulla coesistenza tra agricoltura convenzionale, quella biologica e quella transgenica, proprio a seguito di un vuoto normativo nazionale, vietando la coltivazione di piante geneticamente modificate, a titolo di moratoria, fino all’approvazione di un piano regionale di salvaguardia.

In questi anni la Regione ha continuato a monitorare la situazione e a lavorare sul tema, in virtù del fatto che le normative europee consentono di effettuare valutazioni sulle singole realtà territoriali e produttive per individuare le regole di netta separazione tra colture GM e non GM: si è infatti giunti, in collaborazioni con le altre regioni, all’elaborazione di linee guida sulla coesistenza, attualmente all’esame della Conferenza Stato-Regioni. E’ inoltre attivo un filone di studio e ricerca, con l’Università di Torino, il CSI e l’Arpa, per acquisire tutti gli elementi tecnico-scientifici necessari alla elaborazione di una normativa regionale.

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