OLTRE LA CRISI, LA FATICA ED IL DOLORE . . .
“Sono profondamente convinta che, se traiamo gli insegnamenti da tutti gli errori e tutte le omissioni, l’Europa uscirà dalla crisi molto, molto più forte di prima.” ANGELA MERKEL
In queste settimane abbiamo in tanti abbiamo pensato, almeno in alcuni momenti, ai popoli ed ai loro governanti del nord Europa con emozioni non sempre positive e sicuramente distanti dal nostro sentire in questo momento, per questo dopo aver letto il Discorso di Angela Merkel al Bundestag (la loro Camera dei Deputati), del 23 aprile scorso, ho provato una sensazione di vicinanza, e mi sono convinto che l’Unione Europea possa veramente fare, anche aiutata da questo dolore, un passo avanti per avvicinarsi ad essere ciò che era nata per essere.
E credo questa sia la vera consegna per ciascuno in questo momento, fare tesoro di tutti i limiti e le criticità che si sono palesate in questa “crisi” , per disegnare un mondo, una società, una comunità migliori nella quali vivere.
Per fare in modo che nulla di ciò che si è dovuto attraversare ed affrontare, vada sprecato, (e partendo da ciò che ha scritto nei giorni scorsi su L’Espresso Enrico Giovannini), noi come singoli e come Paese, dovremo porci alcune domande e darci alcune risposte.
Come Paese sicuramente vi sono alcune grandi questioni che meritano un confronto serio e decisioni conseguenti :
- Innanzitutto il rapporto tra economia legale ed economia illegale e sommersa, e le conseguenze che questo stato di cose ha sul DEBITO PUBBLICO e sul livello di tassazione del Paese, oltre che sui temi della giustizia, della concorrenza e della legalità;
- Il rapporto tra il nostro modello di sviluppo l’ambiente e le sfide questo pone conseguentemente alla nostra salute e alla qualità della vita, ed anche al nostro sistema educativo;
- Il rapporto tra scuola e crescita umana e culturale dei cittadini di domani, in qualche misura quale scuola per quali persone, per quale idea di convivenza civile e umana;
- Quali infrastrutture materiali ed immateriali per quali
forme di connessione e di comunicazione fisica e virtuale per domani ed in questo quali relazioni tra territori urbani e territori rurali e periferici;
forme di connessione e di comunicazione fisica e virtuale per domani ed in questo quali relazioni tra territori urbani e territori rurali e periferici;
- Quale nuovo modello di relazioni comunitarie e quali reti di sostegno alle fragilità e alle complessità, in qualche misura come ripensare un nuovo modello di comunità, e come le famiglie e le forme di convivenza possono contrastare dispersione, atomizzazione e solitudine;
- Come affrontare le disuguaglianze di reddito, di ricchezza e di possibilità ed in ultima analisi di libertà reale, che hanno caratterizzavano il nostro Paese ed il mondo in questi ultimi decenni.
Ma anche sul piano più personale questo rallentamento e modificazione forzata del nostro modo di vivere, se lo vorremo, potrà essere non una perdita ma un guadagno.
Nei giorni scorsi Padre Enzo Bianchi della Comunità di Bose ci invitava a riflettere sulla fecondità del “fare niente”, e in tanti hanno intuito che quello che sembrava palesarsi come la creazione di un vuoto in realtà apriva spazi non più sperimentati di creatività e di fecondità tutti da scoprire.
O forse molto più semplicemente ci hanno permesso di alzare e di allungare lo sguardo, guardare oltre lo steccato delle nostre quotidianità rassicuranti o rassegnate, vedere altre vite, altre gioie e altri dolori, e comprendere in modo più autentico i nostri, in ogni caso guardare oltre genera SEMPRE vita.
Anche questa crisi così drammatica può essere una occasione per fare un passo avanti, come paese, come comunità e come persone.
Buona vita a tutti
P.S.
i molti rimandi ad articoli letti in questi giorni non vogliono insegnare nulla ad alcuno su come vivere questa stagione di separatezza e su come cambiare il mondo e noi stessi, ho semplicemente voluto condividere con voi ciò che mi aveva aiutato a riflettere e che a me ha fatto bene al cuore.