PD, PRIMARIE A NOVEMBRE . Scontro sulle regole

Ho riportato l'articolo de La Repubblica di oggi che mi pare fotografi bene la situazione e ho allegate anche due sferzate che ho trovate belle .

Il leader dei democratici indica la sua linea alla direzione del partito: candidature a segreteria dopo congressi locali. E segretario scelto da "platea ristretta". Congresso entro fine novembre. Il candidato premier scelto con primarie di coalizione. Franceschini: "Ok a segretario eletto solo dagli iscritti". Letta: "Pd con segretario che faccia segretario". Ma i renziani, e non solo loro, si ribellano su tempi e modi delle candidature. Orfini: "Proposta Epifani non va, non chiudiamoci". Contrario anche Cuperlo. Renzi: "Non parlo"

Direzione Pd, scontro sulle regole. ROMA

Il congresso entro fine novembre. Forse il 24. E l'assemblea nazionale il 14 settembre. Nessun rinvio.
"Il tempo del congresso è ora" ha detto il segretario del Partito Democratico Guglielmo Epifani durante la direzione di oggi.
"Sulla data del congresso tagliamo la testa al toro. Decidere quando sarà non spetta al segretario, spetta alla presidenza dell'Assemblea nazionale. Ma io suggerirò di farlo entro la fine di novembre. Il congresso partirà dai congressi di circolo, locali e regionali. Dopo saranno formalizzate le candidature a segretario nazionale".
Ad aspettare le parole del segretario erano soprattutto Matteo Renzi e i renziani; ma la proposta di Epifani di certo non li soddisfa. Non solo perché manca una data precisa, ma soprattutto per tempi e modi previsti per le candidature. I renziani premono per la presentazione delle candidature prima della conclusione dei congressi locali e regionali. E chiedono inoltre che il segretario sia eletto da una platea più larga di quella degli iscritti al Pd. Così, in direzione, il voto sulle regole salta.
Tutto viene rinviato di una settimana: molto probabilmente dopo il 30 luglio (data dell'udienza della Cassazione sul caso Mediaset).
La direzione dunque, cominciata con un minuto di silenzio e un lungo applauso per ricordare Laura Prati, il sindaco di Cardano uccisa da un ex dipendente del comune, non ha sciolto tutti i nodi e lascia ancora sul tavolo richieste e proposte.
In particolare quelle di Matteo Renzi e dei suoi, ma non solo.
Guglielmo Epifani ha appena finito di parlare e subito cominciano le fibrillazioni.
Il segretario ha ipotizzato una platea ristretta per l'elezione del leader del partito, parlando di primarie aperte solo per la scelta del candidato premier.
La direzione è chiamata a decidere "se il segretario sarà scelto da una platea congressuale più stretta. Oppure no", ha detto Epifani, mentre " il segretario si occupa prevalentemente del partito".
E ha spiegato che la presentazione delle candidature per la segreteria dovrebbe avvenire "dopo i congressi locali".
Le reazioni dei renziani - Ma queste ipotesi hanno subito provocato la reazione dei renziani e di Gianni Cuperlo, che chiedono una platea larga e candidature da presentare prima dell'inizio del percorso congressuale. "Alla direzione hanno già dimenticato la batosta delle ultime elezioni e si predispongono ad incassare la prossima" e "non mi sembra spetti alla direzione del Pd decidere ma all'Assemblea nazionale" scrive su Twitter il senatore vicino a Renzi, Andrea Marcucci.
Mentre ne fa una questione di identità Paolo Gentiloni: "Una direzione eletta 4 anni fa sta discutendo come cambiare faccia e natura del Pd".
Anche da un fronte ben diverso da quello dei renziani arrivano critiche alla linea di Epifani: "La proposta sulle regole avanzata da Epifani non va bene.
In un momento difficilissimo per il Pd non possiamo chiuderci nelle nostre paure", scrive il giovane turco Matteo Orfini su Twitter.
Mentre Cuperlo, candidato alla segreteria del Pd dice "no alla presentazione delle candidature nazionali dopo i congressi regionali", sì a un congresso che "sia aperto, inclusivo".
Parole che Matteo Renzi, seduto in platea, condivide e applaude.
"Noi abbiamo bisogno - afferma Cuperlo - di eleggere il segretario, se si cambiano le regole dobbiamo farlo insieme. . .se non c'è accordo su ruolo segretario-premier decida il congresso".
Ribatte l'ex segretario Pier Luigi Bersani: "Il concetto è semplice: tutte le primarie sono aperte, ciascuno secondo la propria logica.
Le primarie per il premier saranno aperte a chi si dichiara elettore del centrosinistra, le primarie per il segretario devono essere aperte a chi aderisce al Pd.
Così Pier Luigi Bersani, parlando a margine della direzione, sulla proposta sulle regole.
La proposta di Franceschini - Dario Franceschini ha indicato una data per il congresso: "L'ultima domenica di novembre, il 24".
E sull'elezione del segretario dice "lo eleggano solo gli iscritti.
Le primarie aperte- spiega - sceglieranno il candidato premier. La regola segretario-candidato premier era adatta a una fase di bipolarismo.
Ora serve una regola per una fase in cui servono alleanze".
Ironizza il renziano Roberto Giachetti: "Franceschini troppo spregiudicato. Per elezione segretario mi limiterei più prudentemente a dipendenti Pd e staff ministri".
Poi sul percorso avviato nel governo, il ministro dei Rapporti con il Parlamento ha detto: "Serve una stagione di stabilità del Pd con un percorso congressuale virtuoso".
E riferendosi a quanto detto dal premier Enrico Letta ha ribadito: "Il Pd deve dire quello che pensa, ma non va bene fare 'i fighetti' che non hanno il coraggio di dire una cosa giusta, se non è popolare".
Un governo di pacificazione - Proprio Epifani cominciando il suo intervento in direzione aveva ricordato: "Non potevamo che sostenere un governo di servizio. Che non è un governo di pacificazione".
Poi un riferimento preciso alla vicenda che nei giorni scorsi più ha messo in difficoltà il partito: il caso Alfano "ha pesato sulla nostra gente e sul nostro popolo"" anche se "non si poteva fare diversamente" ha detto Epifani.
Ma un altra "prova" di tenuta del partito è attesa nei prossimi giorni: la sentenza della Corte di Cassazione del prossimo 30 luglio sul processo Mediaset, in cui Silvio Berlusconi è imputato, potrebbe incrinare ulteriormente i già tesi rapporti all'interno della maggioranza: "Premesso che la nostra posizione non potrà che essere, in caso di condanna, che le sentenze si rispettano e si applicano, è evidente che la sentenza, qualunque essa sarà, provocherà degli effetti oggi imprevedibili e dunque - ha precisato il segretario - riconvocheremo la direzione a valle di questa sentenza".
Sulla legge elettorale poi Epifani ha rinviato la discussione "a partire da settembre", pur ribadendo che si tratta di "un'esigenza vera".
L'intervento di Letta - È un discorso che lega il futuro del Pd a quello del Paese l'intervento di Enrico Letta in direzione: "La posta in gioco è la rottura del sistema: i Cinque stelle vogliono bloccare la riforma costituzionale. Questa è la posta in gioco. Questa è una partita in cui o vinciamo o perdiamo. Se vinciamo, perdono loro".
Poi ha aggiunto: "Abbiamo bisogno di un Pd molto esigente nei confronti del governo.
Non sentirete da me e da nessuno dei ministri mai una parola sull'asticella che un esponente del partito può mettere al governo.
C'è bisogno di un'asticella alta e di un partito esigente. Abbiamo compagni di strada complessi da gestire.. e ho detto tutto.
Non vogliamo larghe intese forever".
E sulla segreteria: "E' necessario che ci sia un Pd con un segretario che faccia il segretario del Pd".
Perché "serve un partito non un gruppo misto". Infine l'appello a restare uniti perché "se uniti non ci batte nessuno".
Dopo l'intervento del premier Enrico Letta il dibattito è stato aggiornato alla direzione della prossima settimana, dopo il 30 luglio.
E il voto previsto è stato rinviato.
Renzi invece ha lasciato la direzione senza alcun commento e si è limitato a dire: "Non parlo, quando ho fatto la promessa che sarei rimasto in silenzio non ci credevate eh?".
Il richiamo ai "fighetti" - Ieri il premier Enrico Letta parlando al gruppo Pd alla Camera aveva detto: "L'applauso individuale non serve a nessuno. Inutile giocare a fare i fighetti, contano i fatti. Vedo che molti fanno finta che non ci siano più le ragioni gravi e le criticità preoccupanti che hanno spinto alla scelta delle larghe intese".
Tra coloro che in qualche modo si sono sentiti chiamati in causa e che però non ci stanno a esserlo c'è Pippo Civati: "Io non mi sento in particolare fighetto e mi sorprende un po' che la definizione venga dal presidente del Consiglio, che sicuramente è più fighetto di me, sotto ogni profilo", ha sottolineato Civati.
E poi commentando la direzione dice: "Si chiude il congresso. Si chiude il dibattito. Si chiude.
E tutto perché non è popolare questo governo, è pieno di fighetti in giro, non c'è motivo di cambiare le cose, che vanno bene così.
E tutto per non perdere, e così si perde. E ci si perde".
Bindi: "Sì a primarie aperte per congresso competitivo". "Non si può insistere sull'idea di un congresso chiuso, in due tempi, senza primarie aperte a tutti".
Anche Rosy Bindi non crede nell'utilità di elezioni riservate ai soli iscritti.
Serve "un congresso competitivo e non acquietato solo perché non si deve disturbare il governo", ha detto nel suo intervento alla direzione del partito, alla quale la deputata Pd ha rimarcato come "il sostegno leale a Letta non possa impedire al partito di avere un suo profilo e una sua proposta.
Qui non c'è nessuno - ha proseguito - che mette a rischio il futuro del governo: governo di servizio, di necessità, senza alternativa che vogliamo sostenere, in una fase di transizione".
Poi ha sottolineato: "A chi si candida" alla segreteria del Pd "dobbiamo chiedere di fare il segretario, non di rinunciare a candidarsi alla guida del Paese. A chi interessa un partito che non sia anche una forza del cambiamento?".
E ancora: "Sulla Costituzione non si può blindare il confronto nella sola maggioranza" mentre "sui temi etici, sui diritti, politiche economiche e sociali il Pd deve avere una sua iniziativa.
E se il Pd non si identifica in questa fase, non si capisce perché si deve cambiare statuto".

Allegati

Curzio Maltese
Michele Serra


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