PENSIERI SUI SISTEMI ELETTORALI

Alcuni osservatori ed alcuni politici hanno colto l’occasione delle vergognose vicende romane per trarre lezioni ed indicazioni sui sistemi elettorali, nella fattispecie richiamando i rischi del voto con le preferenze come anticamera del malaffare.


Sono convinto da sempre che non ci sia un sistema giusto e dei sistemi sbagliati, ma vi sono tanti buoni sistemi possibili, ognuno con pregi ed alcuni limiti, e per superare l’attuale situazione di stallo creata da una “legge porcata” che è stata corretta dalla Corte Costituzionale in una nuova legge che non garantisce però Governabilità.


Bisogna quindi cercare il miglior sistema possibile ma anche il sistema su cui si riesce a creare il massimo consenso possibile delle Camere per poterlo approvare.


Personalmente sono convinto della necessità che tra gli eletti, di ogni ordine e grado di rappresentanza, il maggior numero possibile sia scelto direttamente dai cittadini. Ne sono convinto perché credo che la “democrazia” sia questo : i cittadini che scelgono i loro rappresentanti, ma anche perché non credo che un Parlamento scelto dai partiti e dalla loro dirigenza, sia migliore di uno scelto dai cittadini e le esperienze di questi anni sono li a dimostralo.


Nella fase aurea della prima repubblica la “classe dirigente” la formavano i partiti, ma poi la sceglievano i cittadini con il loro voto, nell’impegno politico c’era una gradualità che vedeva  il riconoscimento del merito sul campo  tra i presupposti  per  poter ambire a responsabilità a livelli superiori.


Poi purtroppo  è subentrata la stagione delle cooptazioni  dei fedeli,  con troppe carriere, piuttosto che scelte di impegno, per persone magari senza radicamento  territoriale e senza storia o esperienza di impegno nelle comunità, ma con legami invece solidi con i capi della politica di turno. E si sono viste molte di queste persone approdare a ruoli di responsabilità senza credibilità né autorevolezza propria. Troppi di costoro sanno di legare alla propria fedeltà le proprie aspirazioni di futuro.


Continuo a credere che l’impegno nelle Istituzioni  debba essere la risposta ad una chiamata all’impegno da una fiducia dei cittadini, espressa attraverso il voto ed il mandato.


In certe analisi sommarie,  io vedo una gran paura della valutazione dei cittadini e del fatto che a loro sia affidato il via libera all’impegno nelle istituzioni.


Sono convinto che debbano essere i cittadini a decidere, sempre, se non sono le preferenze siano i collegi uninominali, ma le liste bloccate  e gli altri sistemi, che consegnano ai partiti la scelta,  sono una delle motivazioni della distanza tra cittadini e politica.

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