REFERENDUM "TRIVELLE" : QUALCHE CONSIDERAZIONE

Ho condiviso completamente la strada indicata dalla COP21 di Parigi di andare in modo sempre più deciso verso le energie rinnovabili per contrastare i mutamenti climatici.
Una strada che indica un’idea di crescita più sostenibile e soprattutto in grado di preparare le condizioni per un cambiamento di strategia economica, creando le condizioni per un modello di sviluppo più armonioso e più capace di generare nuovo lavoro.
Per questo, ho condiviso la scelta del Governo approvata nella legge di Stabilità per il 2016: ripristinare, in risposta ai quesiti referendari presentati, il divieto di trivellazione fino a 12 miglia (circa 21 km) dalla costa, divieto che ha fermato progetti come quello di Ombrina nel mare di Abruzzo.

Siamo stati il primo paese ad approvare una norma che fissa il limite di 12 miglia per il divieto di nuove trivellazioni, norma che non esiste altrove, anche se da informazioni di stampa pare che altri paesi potrebbero seguire il nostro esempio. Nel corso di questa legislatura sono state votate norme più restrittive su tutte le tematiche connesse all’estrazione di idrocarburi: dal divieto di utilizzo del fracking* per l’estrazione, all’obbligo per qualsiasi compagnia che opera nei nostri mari di garantire economicamente il massimo incidente ipotizzabile, all’obbligo per il Ministero dell’Ambiente di predisporre entro l’anno una relazione alle Camere sugli effetti per l’ecosistema marino dell’utilizzo della controversa tecnica dell’airgun**. Tutte norme che non esistono in altri paesi e pongono il nostro all’avanguardia per la tutela dell’ambiente. È di questi giorni la notizia che l’Italia è il primo paese al mondo per uso dell’energia solare. 

Il quesito oggetto del referendum è legato ad una norma che permette alle piattaforme esistenti di  lavorare fino all’esaurimento del giacimento. Non sono in ballo nuove trivellazioni. 
Se vincono i “SI”,  scadute le concessioni, verranno chiuse le piattaforme attive entro le 12 miglia. 
Buona parte di queste piattaforme estrae gas, il combustibile fossile meno inquinante, che, comunque vada il referendum, continueremo ad usare a lungo. Va sottolineato che le nostre competenze, le nostre tecnologie e le nostre attività di controllo in questo campo sono tra le più affidabili e avanzate del mondo. L’Italia potrebbe rimpiazzare questo approvvigionamento con importazioni dall’estero, perdendo nei prossimi anni alcune migliaia di posti di lavoro e senza ridurre di un metro cubo i consumi interni. Anzi, il trasporto costa anche in termini energetici e il gas che ci arriva da più lontano, consuma circa il 10% in più di energia.

La vera scommessa per ridurre l’uso delle energie fossili è ridare slancio alle energie rinnovabili e agire a favore dell’innovazione tecnologica applicata, anche perché serve a rendere più competitiva la nostra economia e a rafforzare la nostra indipendenza energetica, questione sempre più strategica 
nel contesto geopolitico attuale, caratterizzato da grande instabilità.
Il nostro paese in questo campo può essere di esempio, anche per le tante imprese che operano nell’ambito della green economy e del recupero dei materiali, nel quale siamo tra i primi in Europa, in un’ottica di economia sempre più circolare. 

Le rinnovabili sono oggi frenate dalla riduzione degli incentivi e da una burocrazia asfissiante che rifugge le responsabilità, in più da opposizioni locali e culturali che spesso hanno bloccato molto termodinamico, eolico, biogas e geotermico. Se l’alternativa alle fossili sono le rinnovabili dovranno esserlo non solo a parole, ma soprattutto nel concreto di scelte quotidiane.
Quale sia l’esito del referendum, di questo dovremo tornare a parlare dopo il 17 aprile.

Tornando al quesito, bisogna chiarire che questo non riguarda le trivelle, come invece è stato strumentalmente propagandato: il quesito riguarda la possibilità di sfruttare i giacimenti utilizzando le piattaforme già esistenti. E, come ha detto Romano Prodi, chiudere e rinunciare a quel gas ed ai posti di lavoro collegati, per poi comprarlo all’estero, sarebbe una scelta folle.
Ma il referendum non è stato promosso per questo, infatti è un referendum tutto politico.
È cavalcato politicamente da tanti che fuori del PD vorrebbero dare una spallata al Governo e da altri che nel PD pensano di poterlo usare per colpire Renzi e, magari, sull’onda candidarsi a contendergli la leadership. Che questa sia la posta in gioco non lo affermo io, lo hanno detto in molte occasioni i vari 5Stelle, Brunetta, Emiliano e soci. 

Credo si debba massima attenzione a chi con onestà intellettuale sostiene il SÌ motivato da paure per l’ambiente. Sono a mio giudizio paure immotivate e che non hanno a che fare con il referendum, ma le rispetto. Ma il vero problema è che il cuore della contesa referendaria non è questo. Per questo motivo credo che questo referendum sia profondamente sbagliato ed invito tutti a non votare sì.

Ultima considerazione sul tema dell’astensione.
I referendum hanno un quorum dal momento che i legislatori costituzionali, poiché le leggi sono approvate dalla maggioranza di coloro ai quali, tramite elezione, i cittadini conferiscono il compito di fare le leggi, hanno previsto che a cancellarle possano essere i cittadini solo se si esprimono in maggioranza. In termini più semplici, una legge approvata da una maggioranza dei Parlamentari può essere cancellata solo dalla maggioranza dei cittadini e non da una minoranza.
Per questo, la questione del quorum è importante e giusta, e per lo stesso motivo è legittimo, se non si vuole concorrere al cambiamento della norma, decidere di non concorrere al raggiungimento del quorum.
Per questo stesso motivo, l’astensione, nel caso dei referendum abrogativi, non solo non è un venir meno ad un proprio dovere, ma è una legittima scelta ed è un legittimo esercizio di una propria prerogativa.  Per questo io mi asterrò, perché non voglio che in alcun modo il mio voto possa essere strumentalmente utilizzate per finalità che nulla hanno a che fare con il quesito referendario.

Mino Taricco

Qui il link ad una precedente news sul tema 

* fracking = tecnica della fratturazione idraulica che consiste nel perforare il terreno fino a raggiungere le rocce che contengono i giacimenti di gas naturale e successivamente iniettare un getto ad alta pressione di acqua mista a sabbia e altri prodotti chimici per provocare l’emersione in superficie del gas

** airgun =  tecnica usata per l’ispezione geosismica dei fondali marini che utilizza aria compressa in acqua producendo onde che si propagano nel fondale, vengono riflesse dagli strati della crosta terrestre e tornano a dei ricevitori chiamati idrofoni, permettendo con l’analisi della  velocità delle onde attraverso i diversi sedimenti e rocce incontrati di ricostruire la stratigrafia del sottosuolo e riconoscere quindi la presenza di gas o di liquidi


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