RESPONSABILITA' NON E' UNA BRUTTA PAROLA, E NE SERVE TANTA

Credo che in politica, nelle Istituzioni, come in gran parte peraltro delle attività umane, il giudizio sulle cose che si dicono e che si fanno, non sia disgiungibile dal quando e dal come.

In questa vicenda della crisi di governo, come ho già avuto occasione di dire e di scrivere, alcuni partiti tra cui il PD avevano, giustamente io credo, sollevato con toni e modi diversi alcune questioni attinenti le scelte di governo, di programmazione dei fondi del PNRR e sull’uso delle altre risorse europee tra cui il MES.

Tra queste si era  sicuramente distinta Italia Viva sia per la forza con cui aveva posto i temi, sia purtroppo per una modalità con cui poco lasciava trasparire la consapevolezza e la volontà innanzitutto di appartenere ad una coalizione, cioè ad una comunità di progetto.

L’epilogo è noto a tutti, inasprimento e radicalizzazione dei rapporti tra Renzi ed il Presidente del Consiglio, una divaricazione dei percorsi che sembrava portare alla spaccatura, poi il colloquio tra il Presidente della Repubblica ed il Presidente del Consiglio, la conseguente apertura di quest’ultimo al confronto, e purtroppo infine la conferenza stampa di Italia Viva che mandava a carte quarantotto tutto il lavoro fatto.

Ora,  io che pure ho sempre sostenuto che Italia Viva in questa coalizione sia stata e possa essere un arricchimento, di punti di vista, di progetto e di programma, quando leggo che importanti rappresentanti di quel partito sostengono che la soluzione migliore sarebbe riavvolgere il film e riprendere a costruire una proposta da dove si era interrotta la costruzione, rimango oggettivamente perplesso. Credo onestamente che questo non possa avvenire se prima chi ha fatto saltare il piatto con quella conferenza stampa non fa innanzi tutto un passo indietro e ammette di aver sbagliato, e lo fa in modi e forme utili a ricostruire innanzi tutto una affidabilità ed una fiducia.  

E questo lo scrivo e lo dico con grande rammarico, avendo sostenuto Matteo Renzi quando era solo una promessa, quando ha perso, e poi nella sua ascesa, (diversamente da tanti altri che lo ho sostenuto soltanto quando e perché vinceva) e avendolo fatto convintamente perché ne condividevo le proposte programmatiche e l’idea di paese. Nella sua ascesa sono stato con lui in molte occasioni critico per il come delle cose e per il gioco tattico, e perché  ho sempre visto in lui doni straordinari, che la Provvidenza aveva posto nelle sue mani, ed un uso degli stessi alcune volte non condivisibile nelle modalità e nelle finalità. Credo che questo muoversi ponendosi sempre dalla parte di chi ha sempre tutte le ragioni, mai facendo riferimento ai propri errori, non sia utile a costruire, non palesi quella disponibilità al confronto con altri,  che in una democrazia come nella vita è un atteggiamento necessario.

Non so cosa succederà oggi e domani in Parlamento, continuo ad essere convinto con Seneca che “anche se il timore avrà più argomenti” sia necessario e giusto scegliere “la speranza”, voterò convintamente la fiducia e non rinuncio a sperare che la responsabilità e la voglia di costruire pensando al paese possano avere il sopravvento sui tatticismi e su calcoli politici di tutti.    

P.S.

(1) non accetterò mai di non poter più usare due termini che amo quali responsabilità e costruire al solo fine di evitare che qualcuno possa utilizzare questi riferimenti come motivo di scherno o di dileggio. Se qualcuno vuole muoversi ed interloquire a quel livello è ovviamente libero di farlo, ma io sono altrettanto libero di ignorarlo.


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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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