RICHIESTA DI AFFARE ASSEGNATO SU CRISI PESCA

Nell'ultima riunione di Commissione agricoltura al Senato, mercoledì 30 giugno, ho chiesto alla presidenza della Commissione (e nella giornata odierna ho inviato la documentazione formale) di richiedere alla Presidenza del Senato la autorizzazione ad un AFFARE ASSEGNATO ( cioè ad approfondire un tema in nome e per conto del Senato e poi a proporre al Governo un percorso per affrontarlo) sul tema della crisi del settore della pesca.


di seguito le 

"MOTIVAZIONI RICHIESTA DI AFFARE ASSEGNATO CRISI PESCA
Dopo l’emergenza Covid-19 e la crisi che ne è seguita (che nonostante l’importante impegno del Governo, anche con il decreto sostegni bis, ha avuto un impatto pesantissimo, con ingenti danni economici) il settore della pesca, che peraltro già soffriva da anni una crisi stringente  con cali di fatturato importanti e riduzione di posti di lavoro, rischia di vivere un ulteriore pesante criticità anche per i  problemi connessi alla crisi climatica e di inquinamento dei mari. 

Le questioni ambientali e climatiche stanno infatti mettendo in serio pericolo non solo la biodiversità e la qualità delle acque, ma anche e soprattutto la sopravvivenza di un settore la cui perdita di redditività avrà inevitabilmente ripercussioni socioeconomiche estremamente negative sulle imprese e sui lavoratori della  pesca e sulle comunità coinvolte ed interessate.

Il piano della Commissione UE di riduzione dello sforzo di pesca a strascico che in 5 anni dovrà raggiungere il 40%, prevede per il 2021 un taglio del 10% dello sforzo di pesca nel Mediterraneo occidentale al piano pluriennale per il Mediterraneo occidentale e sono previsti ulteriori obiettivi di riduzione per il 2022 dello sforzo sulla base dei pareri scientifici, alla luce dell'obiettivo di tale piano di conseguire il rendimento massimo sostenibile (MSY) al più tardi entro il 2025.

La riduzione di oltre il 20% di sforzo di pesca già attuata dall’Italia nel 2019 e 2020, e la demolizione della flotta di oltre il 16% nell’ultimo decennio, stanno portando la redditività delle imprese al di sotto di questa sostenibilità, portandole inevitabilmente a sbarcare gli equipaggi e a chiudere. 

Con questi dati si rischia di far chiudere le imprese della pesca UE in Mediterraneo con la progressiva riduzione dei giorni annui di attività  in mare che stanno scendendo al di sotto della sostenibilità economica. 

Lo stato degli stock ittici del Mediterraneo peraltro dopo anni di attuazione di misure di contenimento della pesca, potrebbe costituire la prova del sostanziale fallimento di una politica comune della pesca che ha  imputato interamente alle attività di cattura la responsabilità di una situazione ambientale oggettivamente complicata ma senza considerare tutte le altre fonti di impatto e i cambiamenti climatici. 
Crediamo sia interesse nazionale e comunitario evitare che la domanda di pescato venga soddisfatta solo dalle importazioni, per non cancellare secoli di storia, tradizione, cultura della pesca in mare, per non far chiudere i nostri mercati ittici, per non desertificare le comunità costiere, per salvare migliaia di imprese e i posti di lavoro di chi esce ogni giorno in mare per portare pesce italiano sulle nostre tavole.

Per questo le scelte della Commissione Europea che ipotizzano una riduzione entro il 2024 del 40 % delle giornate di pesca, non affrontano nel modo giusto questa necessaria sfida, limitandosi ad intervenire solo sulla pressione della pesca sugli stock ittici senza determinare un vero cambiamento sulle cause di fondo della situazione che sta riguardando i mari, soprattutto per la presenza di plastiche e sostanze inquinanti, e senza studiare misure alternative alla mera riduzione dell’attività in mare.

Per questo crediamo servano decisioni più radicali ed al tempo stesso più ponderate, per approfondire e valutare l’impatto anche di tutti i possibili elementi al di fuori delle attività di pesca, come l'inquinamento, il riscaldamento globale, le specie aliene, lo sfruttamento degli idrocarburi, il dragaggio o i trasporti marittimi, per creare le condizioni di una vera inversione di tendenza sugli ecosistemi, sulla qualità delle acque e conseguentemente anche sugli stock, ed al tempo stesso individuare politiche di settore per un rilancio dello stesso in un ottica di sostenibilità ambientale, ma anche sociale ed economica."

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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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