TITOLI DI STUDIO NEL SETTORE SOCIALE E SOCIO-SANITARIO
Il deputato Pd Mino Taricco ha presentato, come primo firmatario, un’interrogazione parlamentare, con cui ha domandato al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin di riconoscere, insieme al Ministero dell’Istruzione e alle Regioni, le qualifiche di istruzione scolastica di “Operatore dei servizi sociali”, “Tecnico dei servizi sociali” e “Tecnico dei servizi socio-sanitari” come titoli validi per l’accesso a professioni sociali e socio-sanitarie: nello specifico, l’interrogazione ha richiesto la stipulazione di un accordo che permetta ai giovani in possesso della stessa qualifica di “Tecnico dei servizi sociali” di poter svolgere il lavoro di “Operatore socio-sanitario” (O. S. S.) senza dover affrontare un ulteriore corso annuale di specializzazione. Oltre a ciò, Taricco ha anche richiesto la creazione di nuovi ambiti professionali ai quali sia possibile accedere con questi titoli di istruzione, rivedendo anche il percorso di alcuni tra questi ultimi o, in alternativa, la nascita di nuovi “moduli brevi” di insegnamento e tirocinio. L’interrogazione è stata sottoscritta anche dai deputati Pd Enrico Borghi, Massimiliano Manfredi, Assunta Tartaglione, Laura Venittelli, Vittoria D’Incecco, Cinzia Maria Fontana, Alessandra Terrosi e Giorgio Zanin.
Si è così espresso il deputato Pd: “Questi percorsi scolastici erano stati indicati, alla loro nascita, come utili per l’inserimento nei settori lavorativi sociale e socio-sanitario: tuttavia, essi non sempre assicurano questo risultato, poiché il loro riconoscimento ufficiale è demandato alle Regioni, che si comportano in maniera differente l’una dall’altra. Alcune Regioni non riconoscono affatto questi titoli per l'accesso al lavoro in strutture sociali e socio-sanitarie, altre, invece, per queste mansioni richiedono un diploma di laurea o la qualifica di operatore socio-sanitario: in Piemonte, per esempio, per conseguire quest’ultima qualifica e poter dunque svolgere una mansione in linea con il proprio percorso formativo, un diplomato come «Tecnico dei servizi sociali» deve sostenere una prova di ammissione e poi frequentare un intero anno di lezioni. Una grave situazione di incertezza, questa, che sta determinando confusione e delusione nei molti giovani, e nelle loro famiglie, che al termine di un percorso di studi mirato al lavoro in relazioni di aiuto alle persone si trovano con un titolo non riconosciuto a tale scopo: con questa interrogazione abbiamo pertanto sollecitato il ministro competente a un’azione politica concertata con le parti, che possa valorizzare a pieno questi titoli di studio, le capacità che essi sviluppano negli studenti e le relative qualifiche rilasciate”.
Nell’anno scolastico 2013-2014 gli iscritti in Italia alla classe prima del corso di “Tecnico dei servizi socio-sanitari” sono stati più di 9600, pari al 1,8% del totale degli iscritti al primo anno della scuola secondaria superiore, e ad oggi gli studenti che frequentano i corsi ad esaurimento di “Tecnico dei servizi sociali” e i corsi di “Tecnico dei servizi socio-sanitario” sono circa 50.000. Il tema del riconoscimento professionale di tali titoli di studio era già stato sollevato nel 2012 dall’onorevole Luigi Bobba, con un’interrogazione parlamentare rivolta al Ministero dell’Istruzione: interrogazione alla quale però il Ministero aveva risposto affermando che la materia era di competenza delle Regioni e del Ministero della Salute. Per questo motivo Taricco, di concerto con gli altri deputati co-firmatari, ha ritenuto importante riaffrontare il tema, per chiedere al Ministero di farsi parte attiva con le Regioni e dare così una soluzione definitiva al problema.