TRENT'ANNI FA PIAZZA TIENANMEN


Credo che la mia generazione abbia ancora nitide in mente le emozioni, e la sensazione che quelle manifestazioni con tanti giovani in piazza  a chiedere più libertà, più democrazia, meno corruzione, cioè a chiedere più futuro potessero segnare anche in Cina la vigilia di grandi cambiamenti. In quella primavera del 1989, dopo che la stagione di Gorbaciov in Unione Sovietica, guidata dalle parole d’ordine perestroika (ricostruzione) e glasnost (apertura), e gli accordi USA-URSS, che ci avevano portato a pensare ad un mondo senza guerra fredda e quindi potenzialmente più sicuro e più giusto, e dopo che in Polonia la transizione stava portando alle elezioni che avrebbero visto il trionfo di Solidarnosc,  e in tutti i paesi dell’EST europeo iniziavano a soffiare forte quei venti di cambiamento e di liberà, che avrebbero portato nell’autunno alla caduta del muro di Berlino e nel giro di due anni al più grande cambiamento geopolitico del secolo scorso.
Credo che ciò che accadde quella notte 3 ed il 4 giugno dalle 4 del mattino a Pechino in Piazza Tienanmen si possa inquadrare in quel clima. Ricordo benissimo, da noi erano le 20,00 di sera (l’ora a Pechino è infatti GMT + 8 ore), e con alcuni amici eravamo al concerto del Gen Verde, e verso le 22, o giù di li,  quella sera arrivò la notizia di quel terribile massacro che,  partito dai giovani in Piazza Tienanmen, continuerà poi con purghe e rappresaglie sui lavoratori e cittadini, che semplicemente avevano simpatizzato e solidarizzato con quei giovani in quei giorni di presidio della Piazza stessa. Alla fine il saldo ufficiale sarà di centinaia di morti, mentre quello reale sarà molto più facilmente di migliaia di morti e migliaia di feriti.

Quei fatti  mi hanno riportato alla memoria che qualche anno fa un piccolo saggio sintetizzava le differenze socio-politico-culturali tra le tre maggiori aree economiche del mondo differenziandole su come trattavano tre grandi gruppi di obiettivi dei governi del pianeta (1) CRESCITA E SVILUPPO, (2) DEMOCRAZIA E LIBERTA’ (3) GIUSTIZIA SOCIALE ED EQUITA’, tra chi  :
- < IL MONDO ANGLOSASSONE >  salvaguardava (2) e per perseguire (1) riteneva sacrificabile una parte non marginale di (3);
- < IL SUD EST ASIATICO EMERGENTE > dichiarava di salvaguardare (3)  e per perseguire (1) riteneva sacrificabile una parte non marginale di (2);
- < EUROPA > tentava di tenere insieme tutti e tre gli obiettivi.

In occasione delle recenti Elezioni Europee ho pensato che serviva il massimo impegno per respingere l’assalto di coloro che pensano accettabile sacrificare uno degli obiettivi sopra citati, perché questo avrebbe snaturato l’idea stessa di Europa, che con tutti suoi limiti, e ne ha tanti da correggere, è comunque uno dei più grandi baluardi di civiltà nel pianeta, e un argine ad una globalizzazione sempre più selvaggia.  

Ed in questa giornata ho pensato al prezzo che ancora oggi in termini di libertà e democrazia compresse e negate paga ancora il sud est asiatico a quella nefasta idea di semplificazione degli obiettivi.

Buon trentennale a tutti.

Mino 

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