TRE DOMANDE E TRE RISPOSTE
Nella giornata di ieri La Stampa mi ha posto tre domande, di seguito le mie risposte.
1) Come vivi questo momento?
Onestamente con molta amarezza, non tanto per la fine della Legislatura in se, mancavano solo pochi mesi in fondo alla scadenza naturale, ma per i tantissimi lavori lasciati a metà e per il fatto che in ogni caso un finale di questo tipo lascerà problemi aperti e ricadute pesanti sul paese e soprattutto su coloro che fanno più fatica in questa difficile stagione. E poi ciascuno di noi lavorava su moltissimi microtemi, ma importanti per chi ne era toccato, e tutto questo lavoro - che aspettava di concludersi nei prossimi decreti e nella legge di bilancio - viene di fatto ora buttato.
Si, amarezza e sensazione di impotenza di fronte ad una ingiustizia, o se si vuole ad una scelta dannosa che non si è potuta impedire.
2) Come lo spieghi ai cuneesi?
Onestamente è difficile da spiegare, o se si vuole è molto semplice.
Il governo Draghi ha fatto cose buone è credo abbia fatto un gran bene al paese in questo anno e mezzo, poi purtroppo l'avvicinarsi delle elezioni ha mandato in fibrillazione alcuni partiti soprattutto i partiti populisti (Lega e 5 stelle) che i sondaggi davano in calo continuo. La crescita dei distinguo e dei posizionamenti alla ricerca di consenso li ha portati ad accentuare il loro essere ambiguamente al governo ed al tempo stesso di cavalcare l'opposizione allo stesso governo, fino all'incidente della mancata fiducia sul decreto aiuti dei 5 stelle, e alla conseguente richiesta di chiarezza e di superamento dell'ambiguità del Presidente Draghi di ieri, nei confronti della quale 5 stelle, Lega e Forza Italia hanno risposto negando il loro voto al Governo.
Una speculazione - quella dei tre partiti - giocata nella speranza di poter lucrare qualche punto, o decimale di punto, alle prossime elezioni. Fregandosene del paese e delle categorie e forze sociali che avevano invocato responsabilità, e che spero conservino la memoria dell'accaduto.
In fondo hanno rifatto quello che il centrodestra aveva già fatto nel 2012 al governo Monti, al quale ritirò la fiducia a quattro mesi dalla scadenza naturale della legislatura.
3) Elezioni in autunno, sarai fra i candidati?
Come molti con cui ho parlato in questo ultimo anno sanno, ho maturato la decisione di lasciare l'impegno diretto. Ho sempre creduto nel limite di mandato - sul tema ho anche presentato un proposta di legge - e credo che dopo quasi 19 anni in prima linea sia giunto il tempo di fare spazio a forze nuove nell'impegno istituzionale. Non ho mai creduto e non credo nell'impegno politico istituzionale a vita, credo che sia sano che le cose che iniziano ad un certo punto abbiano anche una conclusione. Nessuno di noi è indispensabile, ed io sicuramente non ho mai pensato di esserlo.