UNA PAROLA DI CHIAREZZA IN MERITO AL VOTO SUI VITALIZI

Innanzi tutto facciamo un passo indietro :

1) Nella 16° Legislatura a porre il tema è l’allora deputato Enrico LETTA che insieme ai deputati BOCCIA, DAL MORO, DE MICHELI, GARAVINI, MAZZARELLA, MOSCA, VACCARO presenta, il 21 dicembre 2010,   la PROPOSTA DI LEGGE  C. 3981  “Nuove disposizioni concernenti il trattamento pensionistico dei parlamentari”    che intende garantire ai cittadini che svolgono il mandato parlamentare, e solo per il periodo del mandato, un trattamento in tutto e per tutto analogo a quello che gli altri cittadini si vedono riconosciuto in relazione ai propri periodi di lavoro. Il parlamentare non verrebbe in questo modo favorito, né danneggiato, estendendo ai periodi di esercizio del mandato parlamentare l'applicazione delle norme generali che disciplinano il sistema pensionistico obbligatorio, assimilando tali periodi ai periodi di esercizio di attività di lavoro subordinato. Tali periodi sarebbero pienamente ricongiungibili con gli altri periodi di contribuzione. Ma tale norma non è approvata.

2) Nel 2011, i VITALIZI sono aboliti in Camera e Senato. Il sistema pensionistico dei parlamentari diventa contributivoeliminando quindi dal 2012 il precedente regime che rimane in essere solo per gli ex parlamentari al momento dell'entrata in vigore della riforma. Dal 2012, quindi, i parlamentari percepiscono una pensione su base contributiva, ciò significa che con 5 anni di legislatura si matura il diritto a riscuotere un trattamento pensionistico sulla base dei contributi versati, da percepire al compimento dei 65 anni d'età.

3) All’inizio della 17° Legislatura vi è un’ampia condivisione sulla necessità di introdurre modifiche e contenimenti anche sui VITALIZI già in essere, o maturati prima del 01 gennaio 2012, anche se sono diverse le valutazioni sul come, anche alla luce delle sentenze della Corte costituzionale che hanno dettato criteri molto puntuali per gli interventi. 

4) Il 09 luglio 2015 un folto numero di deputati del Partito Democratico, tra cui il sottoscritto, presenta la Proposta di legge “Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali”. La proposta di legge prevede non solo l'introduzione di un sistema previdenziale identico a quello vigente per i lavoratori dipendenti, ma anche la sua estensione a tutti gli eletti, compresi coloro che attualmente beneficiano dell'assegno vitalizio, in modo da superare i trattamenti in essere basati ancora sul sistema degli assegni vitalizi, ed interviene anche sul trattamento previdenziale dei consiglieri regionali in modo da adeguarli al nuovo regime valido per i parlamentari e per la generalità dei lavoratori. Si prevede, quindi, che le Regioni, sia a statuto ordinario, sia a statuto speciale, e le Province autonome di Trento e di Bolzano si debbano adeguare a quanto previsto per i Parlamentari nazionali, pena la decurtazione dei trasferimenti statali loro spettanti.  Il provvedimento viene approvato alla Camera, ma non sarà convertito dal Senato. 

5) Il 3 aprile 2019 il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sanciscono intesa in materia di contenimento della spesa pubblica, che prevede il ricalcolo con il sistema contributivo della misura dei trattamenti previdenziali e degli assegni vitalizi in essere in favore di coloro che abbiano ricoperto la carica di Presidente, di Assessore o di Consigliere di una Regione o di una Provincia autonoma.  

6) In Regione Piemonte il 25 settembre 2019 viene approvata la Proposta di legge regionale n. 21  con la quale vengono ricalcolati con il sistema contributivo tutti i trattamenti previdenziali dei Consiglieri regionali.

7) Il 13 luglio 2019 alla Camera, ed il 16 ottobre al Senato,  con la delibera dell’Ufficio di Presidenza si procede alla rideterminazione secondo i principi del metodo di calcolo contributivo degli assegni vitalizi, delle quote di assegno vitalizio dei trattamenti previdenziali pro rata e dei trattamenti di reversibilità maturati sulla base della normativa vigente alla data del 31 dicembre 2011. La delibera rideterminava il sistema di calcolo dei vitalizi che era in essere per gli ex parlamentari di Camera e Senato. La base imponibile contributiva veniva rideterminata, secondo quanto previsto dalle disposizioni per i dipendenti pubblici, sulla base dell'ammontare dell'indennità parlamentare lorda definito dalla normativa vigente nel periodo di riferimento e dei contributi effettivamente versati.

Io sono convinto da sempre della necessità di rivedere quell'istituto, i vitalizi, ma sono da sempre convinto anche che le cose per funzionare vanno fatte bene, e che la velocità non è sempre l'unico criterio valido.  La
strada scelta dall'allora maggioranza aveva due grandi rischi potenziali, legati soprattutto alla delicatezza di un intervento retroattivo: (1) non aver probabilmente soppesato a sufficienza le indicazioni della Corte Costituzionale che si era più volte pronunciata in materie analoghe, e (2) che agire con delibera, e non con una Legge, potesse rendere più fragile quella decisione. 

E veniamo alla sentenza di cui tanto si parla:
-    è stata pronunciata dalla Commissione Contenziosa della XVIII Legislatura (prevista dall'art. 72 del Testo unico delle norme regolamentari dell'Amministrazione riguardanti il Senato della Repubblica, chiamata a decidere sui ricorsi presentati dai dipendenti del Senato, in servizio o in quiescenza, contro gli atti e i provvedimenti dell'Amministrazione, e sui ricorsi presentati avverso gli atti e i provvedimenti amministrativi adottati dal Senato. La Commissione è nominata all'inizio di ogni legislatura con decreto del Presidente del Senato e dura in carica tutta la legislatura) che è in carica dal 23 marzo 2018.
La Commissione è composta da 3 membri del Senato, il Presidente Sen. Giacomo Caliendo di F.I., dal leghista Simone Pillon, dalla neoleghista, ex 5Stelle, Alessandra Riccardi, e poi i Professori Gianni Ballarani e Giuseppe Dalla Torre, tutti nominati dalla Presidente Casellati e, a vedere dalla composizione, indicati dai partiti della maggioranza di inizio Legislatura.

Una sentenza che da un segnale sbagliato al Paese, soprattutto in questo momento non facile, e che in ogni caso, al di la del merito, lascia tutto lo spazio per le peggiori considerazioni, proprio legate alla "autodichia" , cioè al fatto che il  Parlamento non è soggetto alle stesse leggi dei comuni cittadini. Per questo ho sempre sostenuto che qualunque modifica dei sistemi previdenziali, anche di Camera e Senato, andava fatta con legge e non con delibere di Presidenza, perché avrebbe reso più trasparente tutto il percorso, e sicuramente meno attaccabile. 

Vedremo come andrà a finire,  e leggeremo le motivazioni appena saranno pubblicate, in ogni caso credo non sia accettabile un ritorno al passato come se nulla nel frattempo fosse accaduto. 


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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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