UNA VERGOGNA PER QUALCHE PUNTO DI AUDIENCE


Quando Einstein, alla domanda del passaporto, risponde 'razza umana', non ignora le differenze, le omette in un orizzonte più ampio, che le include e le supera. È questo il paesaggio che si deve aprire: sia a chi fa della differenza una discriminazione, sia a chi, per evitare una discriminazione, nega la differenza.
G. Pontiggia

Ci sono fatti e ci sono comportamenti che suscitano in noi una tale indignazione da richiedere un giudizio netto di condanna.  
Mi riferisco alla recente notizia del casting tenutosi a Torino finalizzato alla ricerca di persone chiamate a partecipare al noto programma “Ciao Darwin” di Canale 5, condotto da Paolo Bonolis e in programma per la prossima primavera. Da quanto riportato dagli organi di stampa la ricerca di persone prevedeva esplicitamente nel profili  “persone contrarie all’integrazione degli stranieri in Italia” e “contro i diritti delle unioni gay” ed è stata pubblicata sul sito istituzionale della Film Commission Torino Piemonte. Stando agli annunci, i provini si sarebbero tenuti il 12 gennaio scorso negli studi della Film Commission, fondazione creata dal Comune e dalla Regione.

Ora, tralasciando le forse inevitabili strumentalizzazioni del caso, che facilmente prestano il fianco a posizioni da ‘bandiera’ politica, credo giusto e doveroso sostenere lo sconcerto di chi ancora ritiene profondamente scorretto un annuncio similare. Suona come la ricerca di persone omofobe e razziste. 
Tra le tante cose di cui abbiamo bisogno in questo momento sicuramente non ci sono gli appelli all’odio e le selezioni su base omofoba e razzista che, tra l’altro, evocano memorie di antiche categorizzazioni che nulla di buono hanno portato al nostro mondo. Simili comportamenti alimentano la dose di xenofobia latente e manifesta che serpeggia in Europa, un’Europa che, come altri paesi nel mondo, già fatica ad assimilare e digerire fisicamente il flusso di migranti e certo non necessita di scintille che accendano micce discriminanti. 
Certe affermazioni  e certi comportamenti che ledono la dignità e il rispetto e non possono travestirsi da giochi televisivi e su questi temi non ci sono spiegazioni accettabili. Vanno evitate. Punto. Altrimenti, dal gioco si slitta nella pericolosa terra ‘dove tutto è permesso’ per qualche punto di consenso e di pubblicità in più, anche accettare di creare categorie di persone in base al loro credo, alla loro filosofia, al loro modo di pensare, anche quando quei pensieri sono razzisti, sessisti, omofobi, e così via, e questo onestamente non è accettabile. 
Il caso va chiaramente verificato a fondo e se confermato, vanno presi i dovuti provvedimenti perché non possa ricapitare un evento che avvalla posizioni discriminatorie, soprattutto ad opera di soggetti che lavorano nell’ambito dei media e che pertanto dovrebbero avere sempre ben chiara la responsabilità forte che hanno come ‘comunicatori’ universali. 

La Regione Piemonte proprio in questo periodo sta lavorando per approvare una legge contro ogni forma di discriminazione, è quindi un bene che il caso sia emerso e sia possibile condannarlo e arginarne conseguenze rischiose. Anche Film Commission Torino Piemonte dovrebbe dare qualche spiegazione.
In tempi in cui con tanta fatica si sta cercando di lavorare a favore di accoglienza e tolleranza sociale, certe idee o scelte vanno fortemente stigmatizzate e non certo sostenute tacitamente. E’ tempo di smettere di cavalcare o anche solo avvallare categorie reali e mentali che istigano all’odio e alla frantumazione sociale, invece di aiutare a comprendere il mondo attorno a noi, con uno sguardo ampio che accolga e componga tutte le differenze, in nome del nostro essere uomini. 



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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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