UNIONE EUROPEA : SEGNALI IMPORTANTI VERSO UN ACCORDO GLOBALE

Senza remore mi iscrivo all’elenco di coloro che hanno sempre creduto che la strada dell’Unione Europea per quanto difficile fosse l’unica possibile, perché in questo mondo globale le chiusure nazionalistiche sono oltre che antistoriche anche assolutamente inefficaci.

Basti pensare che gli amici dei nazionalisti nostrani, di qualunque confessione siano,  in Europa e nel mondo ovviamente tutelano gli interessi dei loro paesi, il più delle volte contro gli interessi del nostro Paese, e la riprova la abbiamo avuta nella breve stagione in cui i nazionalisti nostrani sono stati al governo, dagli altri Paesi europei non abbiamo avuto alcuna apertura e alcun segnale, non dico di solidarietà, ma neanche di apertura.
Basti pensare che nella vicenda COVID, fino a qualche settimana fa, l’aver avuto una UE sostanzialmente senza strumenti per incidere,  ha fatto si che i vari paesi si siano mossi sostanzialmente in ordine sparso sprecando una mole ingente di energie.
Basti pensare che questa vicenda che stiamo attraversando, ci consegna un mondo dove i grandi colossi : sud-est asiatico (Cina in testa), Stati Uniti, Russia si sono mossi ognuno a stretta tutela dei propri interessi, e pensare che in un siffatto quadro noi ci muoviamo come singoli paesi a me pare obiettivamente pura follia.

In questo quadro, e nonostante questo quadro, insieme a tanti,  ci chiedevamo che senso avessero oggi  certe decontestualizzate rigidità della UE e dei paesi UE, poi finalmente nelle ultime settimane ha iniziato ad emergere la sensazione è di un recupero di consapevolezza sia della situazione sociale ed economica  reale del continente, sia della posta in gioco di prospettiva.

In questo contesto si collocano  i  risultati del Consiglio europeo del 23 aprile ed il quadro di interventi complessivo che la UE ha varato per affrontare la
emergenza
 
conseguente alla pandemia COVID-19, un pacchetto importante di strumenti, alcuni già in atto, altri già definiti e altri ancora in via di definizione. 
In ogni caso il Consiglio europeo è partito con una condivisione importante, condividendo la consapevolezza che un piano di ricostruzione è assolutamente necessario ed urgente . E già solo questo per i paesi del Sud Europa segna un indubbio ed importante successo.
 
Il governo italiano ha condotto in Europa una trattativa trasparente avendo chiari due riferimenti :
- dotarsi di un ventaglio di strumenti di portata rilevante per affrontare la drammaticità della emergenza e della crisi;
- dotarsi di strumenti che non aggravassero in modo eccessivo ed insostenibile il nostro già pesante debito pubblico. 

Non era, e non è, per nulla facile dovendo muoversi e interloquire con Paesi (NORD) da sempre fautori delle politiche di rigore di bilancio da un lato, e Paesi (EST) con approccio sovranista e per certi versi “strettamente egoista” dall’altro.
Per questo mentre il momento chiederebbe mutualizzazione degli sforzi ed ei destini, la realtà rischiava di portarci in altra direzione, per questo aver ottenuto ieri la decisione unanime sul Recovery Fund è un risultato politico importante e per nulla scontato alla vigilia, che si è potuto costruire solo grazie alla iniziativa del fronte di alleanze ampio che si è potuto costruire. 

Sono consapevole che la vera partita comincia adesso perché alla Commissione deve adesso definire l’entità delle risorse ( si è parlato di 1000-1500 miliardi), l’equilibrio tra contributi e prestiti e soprattutto durata e funzionamento dello stesso strumento. 

In attesa dei dettagli anche sul  Recovery Fund ricordo gli altri
interventi di matrice UE
 :

- sul Piano normativo : la Commissione ha temporaneamente sospeso le norme sugli aiuti di Stato consentendo ai governi di fornire liquidità all'economia per sostenere i cittadini e le imprese, in particolare le PMI, e salvaguardare i posti di lavoro, e ha autorizzato la massima flessibilità alle norme di bilancio proprio per tali finalità;
- la Banca Centrale Europea ha avviato un programma ulteriore di acquisto per l'emergenza pandemica da 750 miliardi di euro di titoli pubblici e privati durante la crisi,  in aggiunta al programma aggiuntivo da 120 miliardi di euro già stabilito in precedenza, che porta ad un impegno complessivo in essere per il 2020 da oltre 1000 miliardi;
- la Commissione ha predisposto uno strumento di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in emergenza (SURE) al fine di aiutare le persone a mantenere il loro posto di lavoro durante la crisi  con 100 miliardi di euro di finanziamenti, finalizzati a coprire una parte dei costi relativi alla creazione o all'estensione dei regimi nazionali di riduzione dell'orario lavorativo;
- il Gruppo BEI (Banca Investimenti Europei) metterà a disposizione ulteriori 200 miliardi di euro  delle piccole e medie imprese, in parte utilizzando capitale proprio e in parte con il sostegno del bilancio della stessa UE;
- la Commissione metterà a disposizione del Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) 1 miliardo di euro dal bilancio dell'UE a titolo di garanzia per fornire  liquidità alle PMI, mobilitando complessivamente 8 miliardi di euro per aiutare almeno 100 000 imprese;
- l’apertura di una linea di credito da 240 miliardi garantiti dal Meccanismo Europeo di Stabilità (il tanto famigerato MES) per le spese sanitarie dirette e indirette  legate all’emergenza COVID-19, ma senza la applicazione delle condizioni previste dal MES e  fino ad un massimo del 2% del PIL di ogni singolo  paese ricevente. L’Italia, dunque, potrebbe beneficiare di prestiti fino a 37 miliardi fino (con scadenza da negoziare, ma che potrebbero anche essere a 10/15 anni e oltre) a tassi circa 7/8 volte inferiori a quelli che paga sui mercati;
- e poi appunto il Consiglio europeo cioè i paesi che compongono la UE ha dato formalmente mandato alla Commissione di definire il Recovery Fund, le risorse  ( si ipotizza 1000-1500 miliardi), la natura delle stesse (contributi / prestiti),  e soprattutto durata e funzionamento dello strumento.

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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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