VENTOTENE

In politica i simboli contano. La visita del Presidente del Consiglio Matteo Renzi all’isola di Ventotene, quel “tornare a casa, dove tutto è cominciato”, quei fiori deposti sulla tomba di Altiero Spinelli sono un messaggio importante, non solo per chi ha dedicato la propria vita alla costruzione di “un’Europa libera e unita”. Definire un’Unione europea scossa da dubbi esistenziali “il più grande successo politico del dopoguerra”, sostenere che “nessun muro può fermare la libertà”, sottolineare che la memoria si preserva costruendo ponti verso le nuove generazioni sono tutte affermazioni coraggiose. Ma, una volta tornati sulla terraferma, l’agenda politica nazionale e quella europea chiamano ad atti concreti, impegnativi e lungimiranti.
Queste le parole di Flavio Brugnoli, direttore del Centro Studi sul Federalismo, nel commentare la visita di Matteo Renzi con il ministro Franceschini a Ventotene, l’isola del confino dove Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrissero “Per un’Europa libera e unita”. 

Quel carcere è un simbolo e, oggi che è abbandonato a se stesso, somiglia sempre più all'Europa maltrattata dagli egoismi dei singoli Paesi. Restaurarlo ed evitarne il crollo significa valorizzarlo e dargli nuova vita. 
Allo stesso modo, dobbiamo evitare che le difficoltà dell’oggi possano portare al crollo del sogno e degli ideali europei, i nostri figli ed i nostri nipoti ci giudicheranno anche dalla capacità di trasmettere alti ed integri gli orizzonti che abbiamo ricevuto dalle generazioni che ci hanno preceduti.
Per questo quella visita è un gesto che illumina una strategia e la rende alta e fondamentale.

In allegato 
- l’articolo integrale di Flavio Brugnoli 
- un articolo de La Stampa a commento della visita 
- e una pubblicazione della regione Lazio che mette insieme il Manifesto di Ventotene ed il “Progetto di Trattato per l’Unione Europea” 


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