REDDITO DI CITTADINANZA E "QUOTA 100" : UNA OCCASIONE PERSA.

Stamattina è stato approvata, in prima lettura al Senato con in nostro voto contrario,  la legge di conversione del decreto legge che istituisce il cosiddetto Reddito di cittadinanza, e la cosiddetta riforma pensionistica Quota 100.
Abbiamo affrontato questo importante appuntamento in Commissione ed in Aula con soli emendamenti di merito, nessun ostruzionismo di nessun genere, ma purtroppo non vi è stata da parte della maggioranza nessuna apertura, e TUTTI i nostri emendamenti sono stati respinti, senza che la maggioranza facesse mai lo sforzo di un confronto nel merito sui temi.

Abbiamo votato contro per l’atteggiamento, ma soprattutto per il contenuto del decreto.

Perché questo provvedimento è innanzi tutto una truffa linguistica, perché ciò di cui parliamo :

- NON è un Reddito di cittadinanza (RdC), cioè un reddito indistinto universale, che era il loro progetto iniziale, e che era una vera e propria follia, che avrebbe richiesto per essere attuato oltre 50 miliardi, e non è neanche la versione corretta per le elezioni, che ne avrebbe comunque richiesti 17. E’ invece un provvedimento che dispone di 6 miliardi, di cui uno destinato al potenziamento dei Centri per l’impiego. E non è un RdC, ma un provvedimento che oscilla tra iniquità e paradossi, con più risorse, meno certezzeun provvedimento ibrido che punta a sostituire REI e NASPI cioè un provvedimento contro la povertà e uno contro la disoccupazione, inglobandone le risorse già stanziate,  e quindi dispone poco più di 3 miliardi di risorse aggiuntive.

- NON è l’abolizione della FORNERO, tanto raccontata negli ultimi anni a parole, che avrebbe richiesto 25 miliardi all’anno. E non è neanche la “quota 100” raccontata in campagna elettorale che sarebbe comunque costata 12-15 miliardi l’anno,  ma è una finestra di uscita temporalmente circoscritta,  la lotteria della pensione Quota 100, per 3 anni, che permetterà ai fortunati che matureranno tutti e due i requisiti (di almeno 38 anni di contributi e di almeno 62 anni di età di poter andare in pensione), entro il 2021.    

Ma al di là della mistificazione linguistica, ciò che ha provocato il nostro giudizio negativo è proprio l’impatto che questi strumenti provocheranno, ed è un giudizio ed una preoccupazione che condividiamo con gran parte di coloro che si occupano della materia.

Già oggi infatti in Italia per fronteggiare le grandi emergenze del paese : POVERTA’, DISOCCUPAZIONE O SOTTOCCUPAZIONE e CATEGORIE PARTICOLARMENTE FRAGILI che necessitano di PENSIONE ANTICIPATA avevano tre distinti strumenti :
- per fronteggiare la POVERTA’,  il Reddito di Inclusione REI
- per fronteggiate la disoccupazione,  la NASPI 
- per necessità di PENSIONE ANTICIPATA, l’APE SOCIALE

Tre misure che avrebbero avuto bisogno di maggiori risorse, per allargare le platee degli aventi diritto, e per aumentare l’entità degli interventi, ma che avevano dimostrato sul campo di poter essere gli strumenti giusti.

Per questo eravamo e siamo favorevoli alle maggiori risorse stanziate, ma assolutamente contrari ai due strumenti, l’uno, il RdC, che rischia di essere utile ai single, ma penalizzare le famiglie , in particolare quelle numerose e con portatori di Handicap, e l’altro che regala una pensione anticipata a fortunati per tre anni e poi o crea uno scalone di 5 anni o manda in dissesto l’INPS.
Come bene ha spiegato bene nella sua relazione al Senato il Prof. Tommaso NANNICINI



Di seguito una serie di schede, che mettono a fuoco nel dettaglio, il perché queste misure, pur avendo obiettivi in larga parte condivisibili, cioè maggiori strumenti a sostegno delle situazioni di povertà, di inoccupazione o di sottoccupazione, e di sostegno a persone e famiglie con fragilità sociali anche attraverso l’anticipo pensionistico, per come sono attuate, nonostante mettano in campo più risorse, rischino con grande probabilità, addirittura di peggiorare la situazione attuale.

In particolare :

-            il RdC  è nei fatti  uno strumento a misura d'uomo (single), mentre le famiglie, i bambini e i disabili sono di fatto praticamente cancellati dalla mappa della povertà,  è uno strumento di politiche attive alla rovescia che rischia di danneggiare non poco disoccupati e cassintegrati,  che rischia paradossalmente di portare alla esclusione dei più esclusi,  e l’istituto della pensione di cittadinanza è un ibrido che non è  ne pensione, ne assegno sociale.

-            preoccupa poi che, diversamente dal REI,  non siano coinvolti i comuni ed il terzo settore che erano garanzia di radicamento territoriale e comunitario, che ci sia stata una banalizzazione dei problemi ad implementare politiche attive reali e non virtuali, tra Navigator e Centri per l'impiegoe lo stesso inasprimento delle sanzioni , in una sorta di scarico di responsabilità di fronte ad una struttura che sicuramente avrà falle colossali come già sta iniziando ad emergere.

per chi fosse interessato ad ulteriormente approfondire : 

IL REDDITO DI INCLUSIONE E IL REDDITO DI CITTADINANZA A CONFRONTO  

LE MISURE NAZIONALI A CONFRONTO


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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

Consulta il testo del provvedimento