RIPENSARE UNA POLITICA DELLA IMMIGRAZIONE

Con l’incremento degli sbarchi, peraltro abbastanza prevedibile,  non
nelle misure rappresentate
, e sostanzialmente in linea con quanto avveniva negli anni scorsi (leggere QUIQUI e QUI) incremento  ovviamente cavalcato con spudorata, e purtroppo non imprevedibile, spregiudicatezza, con le stesse modalità con cui negli anni scorsi si è enfatizzato il ruolo delle ONG e si è finto di ignorare il fenomeno dei barchini da cui invece proveniva e proviene oltre l’80% degli arrivi si ripropone con attualità cogente una riflessione generale e di fondo sulle politiche migratorie nel nostro paese. 

E la riflessione è a maggior ragione resa urgente dall’intervento
della Corte Costituzionale
 
 che, con la sentenza delle scorse settimane, ha di fatto ha dato una altra grossa picconata nella direzione della definitiva destrutturazione dei decreti cosiddetti “sicurezza” voluti dall’allora Ministro degli interni Salvini che come si era reso evidente, praticamente da subito, nella loro applicazione che non funzionavano e che avevano una molteplicità di contraddizioni e di effetti esattamente antitetici alle finalità che le norme dicevano di voler perseguire, come  ben è stato spiegato  anche QUI’  ,  QUI’ QUI’.

In questo senso mi è capitata tra le mani la riflessione del 2011 di
Massimo Livi Bacci
,
 (allora senatore Pd e professore di demografia), un testo di dieci anni fa ma straordinariamente attuale, che ci riporta al fatto che il tema non è tanto quello degli sbarchi, o almeno non è solo quello, ma era  e rimane,  come sostenevo già anche l’anno scorso proprio in questi giorni, ma già anche negli anni precedenti, soprattutto quello della gestione, del rapporto tra coloro che hanno diritto ad asilo o ad altre protezioni e coloro che sono solamente irregolari, pur rimanendo in ogni caso persone, con uno status diverso, ma persone, avendo le idee chiare cioè su come rapportarci con tutti coloro che arrivano, in un modo o nell’altro, sul territorio del nostro Paese.

Perché questo è un problema comune a tutto l’occidente avanzato, che con tutti i suoi limiti rimane il posto migliore i cui, a torto o a ragione, tutti gli abitanti del pianeta sognano di vivere.

Ancora una considerazione. Alla luce del fatto che questo nostro continente è in una crisi demografica che rende non azzardato immaginare che per qualche decennio possa essere positiva anche per noi una apertura dei nostri confini, il tema non è se, ma quale e come. Per questo le riflessioni e le sperimentazioni, in atto in alcune parti d’Europa ( QUI e QUI) , sono molto più utili delle strumentali speculazioni, per lo più artefatte e fasulle, dallo sfondo cinicamente peloso e razzista, che invece animano la discussione nel nostro paese. 

Per questo continuo a pensare che sia importante, come sta facendo l’attuale Governo e come invece non faceva il precedente a trazione leghista, partecipare nelle sedi europee alla costruzione di soluzioni condivise e a dimensione UE che nell’attuale contesto internazionale è per noi l’unica dimensione possibile, e per ciascuno di noi, invece di cavalcare o di lasciarsi manipolare da discorsi volutamente esasperati ed enfatizzati, sia importante informarsi e cercare di capire sempre meglio per non lasciarci strumentalizzare e manipolare.

Di seguito tre interessanti contributi :
-            Umanesimo alla prova

- una interessante interessante lettera aperta del Presidente della Associazione Papa Giovanni XXIII  Paolo Ramonda  in merito ai migranti che nella nostra terra cercano lavoro e dignità;

- ed in allegato alcuni interessantissimi ulteriori contributi


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