NEWSLETTER n. 3/2020

Carissime e carissimi,

voglio aprire questa mia breve newsletter con un grazie immenso e sincero innanzitutto agli operatori sanitari, e a tutti coloro che in questo momento drammatico per il Paese stanno compiendo con sacrificio e coraggio il proprio dovere, mettendosi nel senso più compiuto del termine a servizio di un bene più grande.

E voglio esprimere, anche a nome del Senato, che ho l’onore ed il compito di rappresentare in questa stagione, la mia gratitudine a tutti quei concittadini che stanno, con il loro comportamento rispettoso e responsabile, aiutando il Paese a contrastare questa situazione drammatica.

Mai come in questo momento le parole che John Fitzgerald Kennedy ebbe a pronunciare il giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, il 20 gennaio 1961,  (Ask not what your country can do for you,  ask what you can do for your country) "Non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese"), sono straordinariamente attuali e valgono per tutti. Ognuno si chieda cosa hanno da dire alle proprie scelte.

In queste settimane che abbiamo alle spalle, se non ancora tutti,  sicuramente moltissimi abbiamo acquisito piena consapevolezza che questa vicenda ci riguarda tutti, e che in ogni caso non sarà ininfluente sulle prospettive e sugli orizzonti di futuro nostri e delle nostre appartenenze, comunitaria, nazionale, europea e globale, fosse anche solo perché è molto più grave, e sarà molto più vasta e duratura, di quanto la stragrande maggioranza di esperti e di osservatori avessero immaginato, ed i numeri e le tendenze in  atto sono li a dimostrarlo.

Il Governo dopo un’ampia consultazione e confronto con Parlamento,  Regioni e rappresentanze di tutte le forze sociali, ha varato nella giornata di lunedì 16 il Decreto Cura Italia, pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale,  un poderoso pacchetto di misure che vale 25 miliardi di risorse aggiuntive, capaci di metterne in moto quasi 350, per un primo intervento per contrastare l’impatto delle conseguenze della epidemia/pandemia e per ridare slancio al Paese.

Questa vicenda che sta seminando morte e dolore e sta facendo pagare un prezzo enorme in termini di fatica, di dolore e di rischi a tantissime persone esposte ed in prima linea, e che in ogni caso sta ridisegnando stili di vita e prospettive economiche di mezzo mondo e rischia anche di segnare un ulteriore aggravio di diseguaglianza sociale, deve invece rappresentare l’occasione di una svolta, di un ripensamento dei destini e degli stili di vita che ci hanno accompagnato sin qui.

Storicamente le epidemie e le pandemie non sono una novità, ma purtroppo una costante con cui l’umanità ha dovuto e continua a dover fare i conti. In passato erano considerate, ed almeno in alcune occasioni sono state, delle “malattie democratiche” perché colpivano senza distinzione di classe sociale e di censo. Seppure oggi questo sia vero solo in parte,  credo possa stimolarci a riflettere sul senso del limite e delle proporzioni, e sulla dimensione comunitaria e globale, delle nostre esistenze. Anche per questo certe strumentalizzazioni e certe interpretazioni forzate le trovo, soprattutto in questo frangente, veramente ridicole e squalificanti. Il mondo in cui siamo immersi oggi è storicamente il risultato di decine di migliaia di anni di cammino dell’uomo e di decine di migliaia di generazioni che di sono incontrate, scontrate miscelate e succedute, sulla stessa terra su cui oggi viviamo noi. Recuperare la consapevolezza di essere parte di qualcosa di più grande potrebbe esserci di aiuto per guardare con la necessaria consapevolezza il domani che ci attende.

A questo riguardo mi permetto di segnalare alcune riflessioni che, per quanto non condivisibili integralmente, hanno però il pregio di provocare l’apertura di una riflessione possibile, e oserei dire necessaria, sulle implicazioni e sulle possibili connessioni tra ciò che sta accadendo ed il rapporto non sempre armonico tra uomo e sua azione sull’ambiente, e sul deterioramento se non addirittura smarrimento del senso di comunità.

Un’ultima considerazione, in queste ore si stanno moltiplicando gli annunci di donazioni economicamente importanti, per affrontare le criticità che molti territori e l’intero Paese sono chiamati ad affrontare in questa emergenza.  Le donazioni e gli atti di generosità e di mecenatismo in sé sono sempre una cosa buona, ma scorrendo alcuni nomi di “donanti e di generosi” ci risuonano anche residenze e sedi legali di aziende e Trust in Lussemburgo, alle Cayman ed in mezzo mondo, e allora, seppur gradita in questo momento, la “generosità sbandierata”non evoca solo sensazioni positive, ma richiama anche alla mente il dubbio che possa avere una qualche connessione con i temi della evasione e della elusione, o di altre pratiche che magari seppur legali non risuonino soltanto in positivo. Questi pensieri hanno fatto riemergere in me quanto diceva Gino Bartali sulla necessità che la generosità e la bontà fossero praticate e non esibite.

Auguri a tutti per le prossime settimane, ancora un immenso grazie di cuore a tutti coloro che sono in prima linea, e buona lettura a tutti.

Mino Taricco 

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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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