ELEZIONE PRESIDENTE. IL DOVERE DI FARE BENE PER IL BENE DEL PAESE

Carissime e carissimi,

in questi giorni ed in queste ore mi stanno arrivando tantissimi messaggi sulla elezione del Presidente della Repubblica, nelle varie forme che le tecnologie oggi ci mettono a disposizione, e di questo in ogni caso vi ringrazio, perché sempre in ogni caso sono occasione di riflessione e di stimolo a fare bene.

Molti sono riflessioni, considerazioni, suggerimenti, indicazioni, ma molti sono anche letture in modo critico del fatto che il Parlamento “stia perdendo tempo”, e in particolare per il fatto che stia votando a maggioranza scheda bianca, cosa che viene letta come una conferma della perdita di tempo. La considerazione di fondo, a volte esplicitata a volte sottesa è che il Parlamento, la “politica” non sia all’altezza o comunque non operi nella direzione dell’interesse del Paese.

Ho già avuto occasione di chiarirlo, ero e rimango fermamente convinto che mai come questa volta, sia per la delicatezza della situazione internazionale, sia per tutti i problemi sanitari ed economici aperti, sia per la situazione complessa che ancora attanaglia tantissime persone e famiglie, sia necessario “fare presto”, ma questo non vuol dire affrontare con approccio superficiale la elezione del Presidente della Repubblica che ha un ruolo costituzionalmente definito particolarmente importante e che rimarrà in carica per i prossimi sette anni nel nostro Paese.

Il Partito Democratico sin da quando si è iniziato a ragionare intorno alla prospettiva della elezione del Presidente, con molta trasparenza ha voluto esplicitare quali erano per noi le caratteristiche che la sua figura avrebbe dovuto avere, e la prima caratteristica (1) era che doveva essere una figura istituzionale autorevole, di garanzia per tutti, “super partes”. Queste caratteristiche un Capo dello Stato

Poi (2) abbiamo fatto osservare che se non si voleva rischiare che la elezione del Capo creasse una crisi di governo, che in questo momento il Paese non può permettersi per le note vicende economico-sanitarie, la elezione doveva vedere una condivisione tra le forze che attualmente sostengono il governo.
La  terza annotazione (3), che era nelle cose ma che abbiamo preferito esplicitare, era che nella situazione in cui ci troviamo, a prescindere dalle nostre volontà, la elezione de Capo dello Stato era implicitamente interconnessa ai destini del Governo, sia perché uno dei nomi in campo era quello dell’attuale Capo del Governo, sia perché in nessun caso doveva pregiudicarne le prospettive e questo nel preminente interesse del Paese come già detto.  

Alla luce di questo atteggiamento del centrodestra abbiamo dovuto darci una ulteriore linea di condotta (4), che portava e porta a mantenere coesa e unita tutta l’area del campo progressista, anche solo per evitare blitz da parte di chi nel centrodestra continua ad immaginare di eleggere il Presidente con colpo di mano. 

I fatti di questi giorni ci portano a pensare che in questa elezione non ci sarà un solo vincitore, ed è bene che non ci sia un vincitore, ma che si crei la condizione che lo siamo tutti se arriveremo al  risultato alto che il Paese si aspetta.

Una annotazione ancora. La storia delle elezioni del Presidente della Repubblica nelle tornate precedenti ci dice che in ogni caso non è mai stata una cosa leggera o banalmente semplice, su dodici elezioni precedenti,  4 volte la elezione è avvenuta alla quarta votazione - quando si abbassa il quorum -, una volta alla sesta e una alla nona, e poi due volte alla 16a, una alla 21a e una alla 23a.

Solamente due volte il Capo dello Stato e stato eletto alla prima votazione, Cossiga e Ciampi, che hanno visto, sia pure con un numero non piccolo di “liberi pensatori”, un orientamento unitario dei partiti ma occorre ricordare che il contesto politico era in quei casi molto diverso dall’attuale. In un caso (Cossiga) i due soli partiti di maggioranza relativa sommavano oltre 650 grandi elettori, e quindi piaccia o meno, deciso loro di fatto deciso tutto, e nell’altro caso (Ciampi) eravamo in presenza di una maggioranza di governo che concordò con il maggior partito di opposizione la figura di un tecnico di altissimo profilo. 

Sono convinto che quei criteri continuino ad essere validi per individuare una figura alta necessaria al Paese e che per poter arrivare a questo esito serva ancora un accordo ampio, che si potrà costruire solo se si  lasceranno da parte i giochi di parte e di posizione, e si accetterà un confronto aperto e trasparente.

La presunzione del centrodestra di voler eleggere una figura chiaramente di parte e non ha aiutato sin qui  sicuramente questo percorso, adesso è necessario cambiare passo ed orizzonte.

Per questo, per quanto si prestasse a strumentalizzazioni, stanti queste condizioni difficilmente fruttuose, l’aver deciso di votare scheda bianca è stato un modo per non creare contrapposizioni inutili, e far maturare lo spazio e la consapevolezza della necessità di un accordo ampio, possibile solo se tutti a questo punto per il bene del Paese avranno il coraggio di fare un passo indietro.

So che mi ripeto, ma spero veramente che nelle prossime ore le condizioni per eleggere un grande Presidente della Repubblica possano maturare. 

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