QUOTE LATTE : ULTIMA PUNTATA ?
Venerdì 26 Gennaio 2018
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Documentazione
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Agricoltura
In questi giorni è tornata di attualità la questione relativa alla vicenda quote latte.
La Corte di Giustizia dell'UE ha infatti condannato l'Italia in quanto inadempiente agli obblighi derivanti dal diritto UE, per non aver recuperato il prelievo supplementare dovuto dai produttori che hanno sforato le quote tra il 1995 e il 2009 dagli effettivi responsabili della sovrapproduzione.
Il regime delle 'quote latte' nasce nel 1984, per limitare la produzione lattiero casearia europea nell'Ue, trasferendo la responsabilità della sovrapproduzione ai produttori e ai caseifici, dopo che, negli anni 70 e nei primi anni 80, la sovrapproduzione strutturale aveva fatto lievitare il costo dell'intervento pubblico a sostegno del settore.
Le regole prevedevano che, se un Paese superava la propria quota annuale, i singoli produttori che sforando avevano causato la sovrapproduzione venissero sottoposti a un prelievo monetario sulle eccedenze, detto prelievo supplementare, calcolato in funzione del rispettivo volume di sovrapproduzione.
La Commissione Europea aveva citato l'Italia avanti alla Corte di Giustizia al termine di una procedura d'infrazione, perché il nostro Paese non aveva gestito in modo adeguato il recupero dei prelievi dovuti a fronte della sovrapproduzione.
L'Italia aveva infatti superato la quota nazionale ogni anno dal 1995 al 2009: lo Stato, cioè i contribuenti, avevano dovuto versare alla Commissione gli importi dovuti per il periodo in questione, cioè 2 miliardi e 305 milioni di euro.
Ma, malgrado le ripetute richieste, risulta "evidente" che le autorità italiane "non hanno preso le misure opportune per recuperare il dovuto dai singoli produttori e caseifici".
Questo, continua la Corte, "compromette il regime delle quote e crea distorsioni della concorrenza nei confronti dei produttori che hanno rispettato le quote" e anche di quelli che hanno pagato il prelievo supplementare.
Per la Corte, si tratta di una "situazione iniqua nei confronti dei contribuenti italiani", poiché il costo è ricaduto sulla collettività.
La Commissione stima che su 2,305 ben 1,752 miliardi non siano ancora stati rimborsati dai singoli produttori che hanno materialmente commesso le violazioni.
Seppure una parte dell'importo sembra considerato perso o rientra in un piano a tappe di 14 anni, la Commissione stima che dovrebbero restare da recuperare ancora 1,343 mld.
Con la sentenza la Corte UE dichiara che, omettendo di garantire che il prelievo supplementare sia effettivamente a carico dei produttori, che sia pagato in tempo utile e che, in caso di non pagamento, sia eventualmente recuperato con esecuzione forzata.
La Corte specifica che non viene rimproverato all'Italia, in questa sede, il mancato recupero in sé, ma il fatto di non avere predisposto, in oltre 12 anni, i mezzi legislativi e amministrativi idonei ad assicurare il regolare recupero del prelievo supplementare dai produttori.
in effetti è una storia profondamente ingiusta che ha visto la stragrande maggioranza delle aziende rispettare le quote o nel caso di superamento delle stesse il versamento del prelievo supplementare.
Una esigua minoranza, alcune centinaia di aziende, negli anni con l'aiuto della Lega Nord non hanno rispettato la legge, e sono riusciti a sfuggire alla applicazione dei prelievi previsti dalla legge.
Una storia assurda di cui mi sono occupato e che mi ha anche
causato molte “grane”, denunce e querele, che ringraziando il cielo mi hanno sempre visto uscire bene, ma che è costata ad oggi complessivamente oltre 4 miliardi agli italiani, ha profondamente diviso il mondo agricolo e ha prodotto profonde ingiustizie nei confronti di tante aziende che hanno rispettato le regole :
causato molte “grane”, denunce e querele, che ringraziando il cielo mi hanno sempre visto uscire bene, ma che è costata ad oggi complessivamente oltre 4 miliardi agli italiani, ha profondamente diviso il mondo agricolo e ha prodotto profonde ingiustizie nei confronti di tante aziende che hanno rispettato le regole :
- nel 2009 con una LETTERA APERTA a seguito della approvazione della legge 33, una pessima legge che inguaiò le aziende che volevano realmente regolarizzare e invece fece ripartire da zero le procedure di recupero nei confronti di quelle che non avevano nessuna intenzione di farlo,
- nel 2012 a seguito dell’apertura della PROCEDURA DI INFRAZIONE
- e infine nel 2013 per chiedere CHIAREZZA su questa storia.
L'Italia sarà chiamata a uniformarsi alle indicazioni della Corte, esponendosi, in caso di inottemperanza, a una nuova causa da parte della Commissione, che potrebbe comportare una condanna del Paese a pagare delle penali.
In base ai dati AGEA restano da recuperare dai produttori di latte, per lo sforamento delle
quote comunitarie, 1,255 miliardi, di cui 796 milioni di euro risulterebbero esigibili.
E per essi Agea avrebbe provveduto a notificare le relative cartelle tramite Equitalia, che si appresterebbe a procedere con le azioni esecutive, mentre 459 milioni non risulterebbero più esigibili a causa del protrarsi dei contenziosi.