NEWSLETTER n. 5/2022
Carissime e carissimi,
in questi giorni ed in queste ore continua purtroppo ad infuriare la battaglia sul territorio ucraino a seguito del protrarsi dell'occupazione e delle aggressioni che dal 24 febbraio le truppe russe inviate dal Presidente Putin stanno attuando, con ormai decine di migliaia di morti, numeri enormi di feriti e distruzioni inenarrabili, e con conseguenze pesantissime sulle economie sia dei paesi coinvolti sia dei paesi che intrattenevano relazioni economiche e commerciali con quell'area, e ancora allo stato attuale faticano ad intravedersi segnali concreti dell'avvio di un percorso negoziato che possa riportare la pace.
Nei giorni scorsi ho ricevuto parecchie mail che suonavano più o meno con il seguente tono: “fate fermare la fornitura di armi all'Ucraina o non vi voteremo più!”, messaggi che ho trovato sinceramente poco gradevoli. Al di la del merito, di cui parlo di seguito, trovo la modalità comunicativa di queste mail, al netto delle intenzioni degli scriventi che possono essere anche comprensibili, dal mio punto di vista inaccettabili.
Con tutti i miei limiti ho sempre cercato di esercitare “con scienza e coscienza” il mio mandato, documentandomi, confrontandomi, cercando di capire e di approfondire le questioni e le loro implicazioni, e poi compiendo scelte ed assumendo posizioni di cui sempre sono stato disponibile a “rendere ragione”.
So perfettamente che sono oggi, ed ogni giorno, e sarò giudicato al momento del voto, anche sulla base di queste scelte. Ne capisco ovviamente il senso e ne condivido la ratio, ma leggere “o fai così o non ti voto più” lo trovo veramente sgradevole.
Spero perdonerete questo sfogo, ma visto che questi sentimenti hanno occupato il mio cuore, ho pensato di esplicitarli e di condividerli.
Nel merito rispondo condividendo le parole di Vera Politkovskaja, figlia di Anna Politkovskaja, la giornalista russa assassinata nel 2006, che alla domanda : “sei favorevole all'invio di armi?” ha risposto “Sono una pacifista convinta. Ma l’Ucraina è in fiamme, come si poteva lasciare un Paese inerme senza intervenire, senza dargli la possibilità di difendersi?”.
Credo che al di la di tutte le riflessioni ed i distinguo di questo si tratti: se lasciare che una forza militare come quella russa, sostanzialmente in barba a tutte le norme di diritto internazionale si annettesse militarmente, come ha già fatto con la Crimea, anche altri territori ucraini, sostanzialmente imponendo la legge del più forte, e con una violenza inaudita, o se rispondere alla richiesta di aiuto di chi in questo momento è aggredito.
E tutto questo anche nella consapevolezza che a pagare un prezzo altissimo sono non solo gli ucraini ma anche tutti coloro che in Russia vivono oggi pesantissime restrizioni e intimidazioni.
Poi certo ci sono sicuramente cose che andranno chiarite, ci sono stati errori e responsabilità, ci sono stati, e ci sono, interessi in gioco che toccano trasversalmente tutti gli attori diretti ed indiretti di questa vicenda, ma chi deve oggi fare un passo indietro per creare le condizioni per aprire un confronto che possa portare alla pace, o anche solo ad una tregua, è la Russia ed il suo Presidente V. Putin.
Per questo continuo a credere, pur con un grande turbamento nel cuore, che gli aiuti alla Ucraina e le sanzioni alla Russia, con tutti i limiti della loro inevitabile grettezza, siano allo stato l'unica strada percorribile.
L'Italia e l'Europa dovranno contestualmente fare tutti gli sforzi per indurre i governanti americani ed inglesi a perseguire solo e soltanto l'obiettivo del cessare delle ostilità e della pace (ed in questo senso condivido le parole del Card. Zuppi), e ad uscire dalla ambiguità di carezzare anche obiettivi di ridefinizione di assetti internazionali, anche e soprattutto perché in questo momento la chiarezza dei comportamenti può contribuire in modo importate a creare il clima necessario per ogni possibile passo avanti nella giusta direzione.
Di seguito alcuni articoli che credo aiutino a capire ciò che sta accadendo in Ucraina
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Intanto in Parlamento continua il lavoro sia pure in un clima che continua ad essere di emergenza, con provvedimenti che cercano di alleviare le tante problematiche che, emergenza Covid prima, guerra, rincari materie prime e inflazione poi, e qualcuno dice anche, come risultante di queste, stagflazione, le persone e le famiglie, le aziende e gli enti si trovano a dover affrontare.
Al Senato è stato approvato oggi il DL 21 con misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina, e sono al momento in lavorazione la legge sulla concorrenza e la conversione del DL 36 PNRR, oltre ad altri provvedimenti nelle Commissioni competenti.
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Mentre si stanno avvicinando frattanto i Referendum sulla giustizia, indetti a seguito del voto di 5 Consigli regionali (una delle modalità di indizione previste dall'articolo 138 della Costituzione), di cui parlo diffusamente nelle notizie, che si celebreranno il 12 di giugno unitamente alle elezioni amministrative, in Commissione Giustizia del Senato, con la relazione del Presidente Ostellari, si è avviato l'esame, in sede referente, del disegno di legge (A.S. 2595), trasmesso dalla Camera, recante deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario e in materia di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura, che dopo un complesso iter che ha visto confrontarsi visioni diverse sulla giustizia, e che rappresenta un buon punto di equilibrio tra le diverse esigenze da tenere insieme su questo tema.
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Alcune ultime considerazioni:
Mino
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