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OCCUPAZIONE, QUALCHE RIFLESSIONE

Si è molto parlato in questi mesi della efficacia del Jobs act, personalmente credo sia presto per trarre indicazioni utili per una valutazione oggettiva.

Il bilancio, a quasi due anni dal varo, è infatti ancora molto provvisorio.

Un dato è incontrovertibile: l’occupazione, come evidenziano i dati, pur in presenza di un PIL che fatica ad aumentare, è cresciuta. 

Il mercato del lavoro in questi ultimi anni si è in ogni caso consolidato, con un aumento dei contratti a tempo indeterminato, a scapito di quelli a termine (erano oltre 2,4 milioni già a fine 2015 tra assunzioni e trasformazioni).  

Sicuramente hanno svolto un ruolo fondamentale gli sgravi sulle assunzioni stabili introdotti dal 2015 e sia pur ridotti, reiterati nel 2016. 

Rimangono aperte in questo quadro, che sta migliorando ma che è ancora molto pesante, alcune grossissime questioni su tutte le altre :

- la drammatica situazione giovanile

- il divario che sul tema occupazionale divide ancora l’Italia rispetto ad altri paesi

- la necessità di dare piena attuazione alla riforma delle politiche attive del lavoro ed in particolare di ANPAL 

I NUMERI dicono che la situazione sta oggettivamente migliorando, gli occupati come avevo già rilevato,  a novembre del 2016 sul  SITO ,   dal 2014 sono cresciuti di circa 600.000 unità.

Il fatto che insieme agli occupati siano tornati a crescere anche i disoccupati, come avevo già tentato di spiegare in una precedente notizia sul mio SITO è legato al fatto che tanti che avevano smesso di credere nella possibilità di una occupazione siano tornati a crederci e stiano nuovamente cercando lavoro.  

Tra il 2008 ed il 2014 in Italia erano andati persi dalla crisi economica oltre 1,2 milioni di posti di lavoro ed il tasso d’occupazione è crollato dal 58,7% al 55,1%.

Il problema più grave è che in questo quadro la popolazione nella fascia di età tra i 55 ed i 64 anni ha visto negli stessi anni addirittura un incremento record dell’occupazione di circa 900.000 unità,

con un tasso di occupazione salito dal 34,4% al 44,9%, come si evince dalla  TABELLA .

Questo fenomeno è in piccola parte anche riconducibile a ragioni demografiche, ma le ragioni di fondo di tale incremento sono da ricercarsi innanzi tutto nell’incremento dell’età  pensionabile e nella minore propensione al rischio in questa fase delle imprese. 

Questa situazione già drammatica oggi per i giovani sotto i 35 anni rischia di creare le premesse per far pagare a questa generazione un prezzo inaccettabile anche in futuro, in quanto influisce anche sulla loro situazione previdenziale.


La seconda grande questione è il grande divario tra Italia e resto d’Europa in termini di occupazione.  Il 'punteggio occupazionale' dell’Italia ( cioè la popolazione in età lavorativa - tra 15 e 64 anni - depurata di disoccupati, scoraggiati e inattivi)  ha un gap di oltre 17 punti percentuali con la Germania, di 16 punti con il Regno Unito e di quasi 8  punti con la Francia, come si vede dalla tabella
allegata
 
, e la situazione si fa ancora più drammatica per il sud del nostro paese e per la situazione femminile come si può cogliere bene in questa ulteriore tabella .

Il tasso di occupazione unito al numero degli occupati sono le chiavi lettura più importanti perché si legano con il livello di produzione di ricchezza di un'area in un rapporto diretto, e al crescere dell'uno, aumenta anche l'altra.

Terza grande questione è la necessità di portare il sistema delle politiche attive del lavoro (gli strumenti e le iniziative destinate a favorire l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro) a fare un vero e proprio salto di qualità per avvicinarlo ai sistemi del nord Europa.

Dopo il faticoso decollo dell’Agenzia nazionale delle politiche attive (Anpal), il referendum di dicembre che ha riconsegnato alle Regioni il controllo di queste materie e  l'accordo
del 22 dicembre
 
, diventa fondamentale dare piena attuazione alla riforma perché questa è uno dei pilastri su cui si doveva reggere l’intera riforma del lavoro.  

Un’ultima considerazione : la mancanza di fiducia è uno dei grandi problemi di questa stagione, che di problemi ne ha sicuramente tanti, ma che comincia a lasciar intravedere anche qualche luce. Leggere le evoluzioni correttamente non è solo un dato di realtà, ma è anche un buon investimento sul futuro del paese.


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Provvedimento n.229 dell'8 maggio 2014 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

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