IL DODICESIMO CAMMELLO
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Carissime e carissimi,
in queste ore i Presidente della Repubblica ha avviato le consultazioni per verificare se ci sono le condizioni per un nuovo governo e per individuare in Parlamento le condizioni per la sua maggiore solidità in vista dei gravosi impegni che attendono.
Come ho cercato di spiegare QUI in caso di crisi la procedura ordinaria prevede che il Capo dello Stato verifichi in Parlamento la possibilità di un nuovo governo, perché la Costituzione fissa in via ordinaria la durata della legislatura (e non dei governi) in cinque anni (articolo 60 comma 1).
Questo perché, tra le altre cose, è ovvio che non tutte le scelte possono essere dettate dal solo consenso, e il Parlamento che è la fonte della maggioranza che sostiene i governi, deve poter avere, per quanto possibile, un orizzonte certo e sufficiente di scadenza del mandato, affinché l’elettorato possa giudicarne compiutamente l’operato delle Camere e della maggioranza e perché questa possa
avere il tempo di realizzare tutti gli obiettivi della legislatura stessa.
Benché quindi a molti le elezioni anticipate possano sembrare utili (e ci sarebbe poi da chiedersi se “utili” al paese o solo al proprio partito), la lettura della Costituzione ci permette di caratterizzarle molto di più come “estremo rimedio” che come “unica alternativa democratica” per risolvere una crisi di governo.
Solo il Presidente della Repubblica (articolo 88) può sciogliere le Camere, avendo una certa discrezionalità in materia ma dovendo comunque assumere le indicazioni che dai presidenti delle
Camere stesse (rappresentazioni più dirette della volontà popolare) emergono.
Anche la nomina del presidente del Consiglio è compito del Presidente della Repubblica (articolo 92). Benché il procedimento non sia normato dalla Costituzione, è ormai prassi che alla nomina si arrivi attraverso consultazioni tra il Presidente della Repubblica stesso e i delegati dei Gruppi parlamentari.
Sperando di non essere pedante mi permetto una ulteriore considerazione riguardo al concetto stesso di “democrazia” che fa indubbiamente riferimento alla sovranità popolare (il potere e il governo del popolo), che è un concetto he è ben richiamato anche dalla nostra Costituzione. Ma una simile definizione è ovviamente troppo vaga per essere operativa. Come si esercita il potere del
popolo? Con quali strumenti e con quali regole? Direttamente o in maniera rappresentativa?
E quale delle due forme è più democratica? Sono domande la cui risposta non è banale e va ovviamente ben oltre gli spazi di queste considerazioni, ma mi pare utile ribadire ciò che la Costituzione prevede. Il comma 2 dell’articolo 1 sancisce che il “potere appartiene al popolo” aggiungendo tuttavia che il popolo “lo esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Il potere del popolo non è quindi assoluto ma soggetto esso stesso a limiti e norme.
La Costituzione italiana proprio in un tentativo di bilanciamento dei poteri, ripartisce i compiti tra i vari poteri dello stato. Lo spazio previsto per gli strumenti di democrazia diretta ad esempio è volutamente molto limitato, mentre amplissimi sono gli organi di democrazia rappresentativa, alcuni dei quali nominati attraverso elezioni di secondo se non addirittura di terzo livello. Due esempi su tutti: l’elezione del Presidente della Repubblica da parte di parlamentari e di delegati regionali, e la nomina del presidente del Consiglio.
Su questi temi però ci tornerò perché è chiaro che questa crisi tra le altre cose ha reso evidente che il nostro Paese ha bisogno della riforma del fisco, della Pubblica Amministrazione, della giustizia e di tante altre che anche grazie al PNRR saremo chiamati ad affrontare, ma ha almeno altrettanto bisogno di riforme istituzionali di sistema di cui tanto abbiamo parlato, discusso ed elaborato (in ultimo nel 2016), ma che poi sino ad oggi mai siamo riusciti ad approvare.
In merito alla crisi attuale per chi è interessato alcune mie considerazioni.
Un’ultima cosa, voglio approfittare di queste righe per formulare i miei più sinceri auguri di buon lavoro a Mario Tretola chiamato alla Presidenza regionale delle ACLI.
A presto.
Mino Taricco
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